Operaio morto da Garbellotto «Macchinario non a norma»

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Il processo ai vertici della Garbellotto Botti & Legnami di Conegliano si gioca tutto su un interrogativo: Dino Corocher, il mastro bottaio e caporeparto vittoriese, morto il 26 luglio 2017 nella nota azienda, lavorava sul macchinario giusto? Il tavolo che stava rifinendo poteva farlo sulla rifilatrice dove è avvenuto l’incidente mortale o doveva farlo in un altro macchinario?

Di sicuro c’è che, ieri mattina, alla prima udienza del processo che vede cinque imputati alla sbarra per omicidio colposo, i tecnici dello Spisal di Conegliano, sentiti come testimoni davanti al giudice Carlotta Brusegan, hanno chiaramente detto che il macchinario dove stava lavorando Corocher non era a norma e presentava delle carenze in termini di sicurezza sul lavoro. Mancavano, secondo i tecnici, uno schermo protettivo e degli altri accorgimenti. Peraltro già nel 2012 il Rspp (Responsabile del servizio di protezione e prevenzione) aveva caldeggiato l’installazione di uno schermo in quel macchinario che avrebbe potuto salvare Corocher.

I difensori dei cinque imputati (i tre fratelli Garbellotto, titolari dell’omonima azienda: Piero, 41 anni di San Fior, che è noto anche come presidente dell’Imoco Conegliano, Piergregorio, 41 anni, di Conegliano, Pieremilio, 39 anni, di Conegliano, il direttore generale Graziano Cavalet, 70 anni di San Fior, ed il responsabile del servizio di prevenzione e protezione Matteo Cestaro, 53 anni, di Preganziol) sostengono che il macchinario dove Corocher stava lavorando era destinato ad altri lavori, non certamente a rifilare un tavolo, e quindi quell’opera andava fatta in un’altra rifilatrice.

A trafiggere l’operaio vittoriese, come è emerso in aula, non fu una scheggia ma una lancia di legno che si staccò dal macchinario e trafisse il mastro bottaio alla carotide. Come una freccia, la lancia gli aveva provocato una profonda ferita con conseguente copiosa e fatale emorragia. Erano le 8.45 di quel 26 luglio 2017 quando si consumò la tragedia, nel reparto di taglio legnami. I colleghi ed i vertici dell’azienda erano subito accorsi per aiutare Dino Corocher ma purtroppo non c'era più niente da fare, impossibile tamponare l’emorragia molto copiosa alla carotide. L’operaio era stato trafitto in un punto vitale. «Ricordo pochissimo - ha detto un collega di Corocher dei momenti successivi alla tragedia - io ero a mezzo metro da lui, sulla sua destra, quando avvenne l’incidente. Corocher fu sbalzato di qualche metro dopo aver ricevuto il colpo. Io ero sotto choc e fui allontanato dalla zona non appena arrivò il personale del 118».

Il processo ruoterà attorno alle perizie sul macchinario e sulla dinamica dell’incidente. Il giudice Brusegan ha rinviato il processo a fine settembre per l’audizione degli ultimi testimoni della procura. Poi si passerà a sentire 9 testi della difesa, i periti e i consulenti di parte e infine gli stessi imputati. —

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