Operaia morta, pena confermata
SALGAREDA. Il muletto urta la pressa, che cadendo schiaccia e uccide l’operaia. Per quella tragedia sul lavoro, avvenuta alla 3B di Salgareda, il delegato per la sicurezza viene condannato ora in via definitiva a sei mesi. La Corte di cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Giuliano Bertelle, 61 anni oggi, condannato in Appello a sei mesi di reclusione per omicidio colposo dopo l’assoluzione in primo grado.
L’infortunio mortale avvenne il 17 settembre del 2007. La vittima fu Jasmine Marchese, 21 anni, operaia con contratto interinale. La Corte di appello di Venezia aveva confermato la condanna a un anno di reclusione per Fabio Turri, 55 anni, di Thiene, in provincia di Vicenza, delegato per la sicurezza al momento dell’incidente, ma i giudici veneziani avevano condannato a sei mesi di reclusione anche Giuliano Bertelle di Malo, in provincia di Vicenza, che ricopriva lo stesso incarico prima di Turri. In primo grado il tribunale di Treviso lo aveva assolto con formula piena, nonostante la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Iuri de Biasi che aveva aperto il fascicolo di indagine per omicidio colposo all’indomani dell’incidente.
Per la morte della giovane, originaria di Stretti di Eraclea, in provincia di Venezia, aveva patteggiato undici mesi Massimo Crosato, 40 anni, di Roncade: l’operaio carrellista era alla guida del muletto che urtò la pressa caduta su Jasmine Marchese. L’indagine ha chiarito che la pressa che ha ucciso Jasmine non era al suo posto: non era ancorata al suolo, come previsto dalle norme di sicurezza, ma solo appoggiata. Era poi collocata in un’area prossima a quella di manovra dei carrelli elevatori. Circostanze determinanti nella dinamica della tragedia. Gli avvocati degli imputati, a seguito della sentenza di Appello, hanno presentato ricorso in Cassazione: ora per Bertelle il ricorso è stato respinto e la condanna passa in giudicato in via definitiva.
Fabio Poloni
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