Omicidio di Fontane, scoperto un giro di squillo: tra le ragazze “in vendita” una minorenne

In carcere la compagna di Florin Stingagiu, accusato del delitto di Fontane: gestiva un giro d’affari di 200.000 euro

VILLORBA. Indagando sull’omicidio di Igor Ojovanu a Villorba, i carabinieri hanno scoperto un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione e alla tratta di minorenni moldave che una volta in Italia venivano costrette a prostituirsi fino alla scadenza del visto, per poi essere rimpatriate. Agli arresti domiciliari è finita la compagna di Florin Ionut Stingaciu, il 26enne romeno, indagato con Rubin Xhika, 28 anni albanese, per l’omicidio di Ojovanu, avvenuto il 28 settembre scorso.

La mente. P.T., 33 anni, moldava (difesa dall’avvocato Giorgio Pietramala) è considerata dagli investigatori il capo dell’organizzazione e le viene contestato il favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A scoprire il giro di prostituzione sono stati i carabinieri della compagnia di Treviso, che notato il tenore di vita decisamente alto delle persone, a vario titolo, coinvolte nell’omicidio Ojovanu, - in particolare di Stingaciu, che pur senza lavoro girava con una Porsche Cayenne - hanno cominciato a tenere sott’occhio l’appartamento il romeno e la compagna vivevano.

Quella Porsche Cayenne d’altro non era passata inosservata nemmeno ai residenti di Largo Molino, che hanno fatto arrivare alle forze dell’ordine tutti i loro sospetti riguardo a un giro di ragazze e di clienti che avveniva nel condominio di Fontane. Con gli appostamenti e sentendo alcuni dei clienti delle prostitute, è stata dunque ricostruita l’organizzazione. La 33enne moldava nel periodo di indagine – ovvero dall’omicidio a pochi giorni fa – ha gestito sette prostitute, tutte moldave, tutte tra i 28 e i 29 anni. Eccetto una di 17 anni. Motivo per cui le viene contestata anche l’aggravante della prostituzione minorile.

La tratta. Le ragazze venivano fatte arrivare dalla Moldavia con un normale visto, e venivano subito portate in diversi negozi di telefonia per intestarsi una sim. Era attraverso i cellulari che le ragazze mettevano gli annunci hot su due siti in particolare, “Moscarossa” e “BakecaIncontri”. Con questo stratagemma la maitresse pensava di potere tenere lontani gli occhi da sé. A causa delle attenzioni delle forze dell’ordine e del clamore causato dall’omicidio la casa d’appuntamenti ha però dovuto trasferirsi. I rapporti sessuali non potevano più avvenire nell’alloggio vicino a quello in cui abitavano Stingaciu e la compagna. Il centro dell’attività è stato trasferito prima a Zero Branco, in un condominio vicino al centro commerciale Zero Center. Poi a causa di un affitto troppo oneroso, in un altro appartamento a Lanzago di Silea.

E’ qui che i carabinieri coordinati dal tenente Andrea Caminiti sono intervenuti per stroncare il business illegale. L’alloggio era di uno dei complici della donna, B.V., 52enne Moldavo, che è stato denunciato sempre per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Oltre a fornire alla maitresse l’appartamento, e quindi a farle risparmiare l’affitto di Zero Branco, B.V. viene considerato un “gregario” dell’organizzazione, in quanto accompagnava le ragazze agli appuntamenti.

La clientela. Non tutti i clienti infatti venivano ospitati dalle prostitute, ma in alcuni casi – con un conseguente aumento delle tariffe – potevano essere le ragazze a recarsi a casa del cliente. Il tariffario variava dai 70 ai 150 euro a seconda delle richieste, se il cliente andava a casa della ragazza; mentre in caso di “trasferta” i prezzi partivano da 200 euro. Tariffe che hanno fruttato in nove mesi, almeno 200 mila euro, con un continuo turnover della ragazze che, poco prima che scadesse il visto trimestrale, venivano rimpatriate. Unica eccezione per la 17enne, che individuate dai carabinieri ora si trova in una struttura protetta. A finire al centro dell’indagine dei carabinieri un altro uomo.

SI tratta di un moldavo di 49anni, anche lui considerato un’autista, che avrebbe ospitato qualche appuntamento nel suo alloggio a Breda. Durante la perquisizione i carabinieri hanno trovato, nascosti nella cassette delle lettere, 6 ovuli di cocaina e 2.800 euro in contanti, oltre a diverse sim – quelle intestate alle ragazze – alcuni telefonini, un computer e la macchina fotografica con cui venivano fatti gli scatti per gli annunci a luci rosse. 

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