Oltre all’esproprio la beffa Ha ragione dopo 22 anni

Sottopasso di via delle Grave, imprenditore villorbese aveva ceduto i terreni Uno spazio concesso anche alle imprese per container e mezzi: sparita la ghiaia
agostini agenzia foto film villorba via delle grave
agostini agenzia foto film villorba via delle grave

VILLORBA. Sono passati 22 anni, ma solo ora Gregorio Pegorer è riuscito, almeno in parte, ad avere giustizia. La Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia, dando ragione all'imprenditore villorbese che riteneva di aver ricevuto un danno dai lavori per la realizzazione del sottopassaggio di via Delle Grave, in corrispondenza della Pontebbana.

Un danno, secondo l'imprenditore, di oltre 200 mila euro, che ora però dovrà essere riconosciuto dalla Corte d'Appello di Venezia, dopo la vittoria in Cassazione. I fatti appunto risalgono alla metà degli Anni '90, quando inizia il cantiere per la realizzazione del sottopassaggio.

Quell'area, affacciata sulla Pontebbana, appena dentro il territorio di Villorba è di proprietà di Pegorer. La Provincia, che appalta i lavori alla Valdata srl (ora Milano Serravalle-Milano Tangenziali spa), espropria l'imprenditore per moltissimi metri quadri. Ma a quanto pare non a sufficienza. Pegorer infatti affida anche altri terreni alle aziende che lavorano in cantiere, ovvero quello dove attualmente si trova il Cadoro e un'altra porzione affacciata sulla Pontebbana poco più a sud, per consentire alle imprese di posizionare container e attrezzatura. O almeno così pare.

«In realtà in quell'area hanno scavato, portando via della ghiaia", sostiene Pegorer, che dallo scavo di materiale avrebbe ricavato ulteriore nocumento finanziario.

Da quel momento è iniziata una lunga diatriba legale, per ottenere un risarcimento, che oggi ammonterebbe a circa 200 mila euro.

La causa è stata mossa in primis contro la Provincia di Treviso, che ha però chiamato in causa la Valdata Srl, azienda che aveva ottenuto l'appalto. Quest'ultima ha a sua volta scaricato la responsabilità sulla Brussi, che aveva lavorato in cantiere con un subappalto. Fatto sta che questo continuo scarica barile, è stato ritenuto sufficiente per non attribuire precise responsabilità del fatto a nessuno, nè alla Provincia ne alle due imprese, sia dal tribunale ordinario, sia dalla Corte d'Appello di Venezia, dopo il ricorso di Pegorer. Nel 2010 l'imprenditore ha presentato un altro appello alla Corte di Cassazione che lo scorso dicembre si è espressa in suo favore. I legali di Pegorer avevano ravvisato la violazione dell'articolo 106 del codice di procedura civile, che stabilisce che "ciascuna parte può chiamare nel processo un terzo al quale ritiene comune la causa o dal quale pretende di essere garantita". E la Cassazione lo ha confermato, Valdata e Brussi devono rispondere dei fatti.

Federico Cipolla

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