Oggi l’ultima parola sull’impianto a biogas In 2500 a dire “no”

Loria, a Mestre la conferenza dei servizi sul via libera Comacchio: «Centrale sperimentale, rischi troppo elevati»
Di Davide Nordio

LORIA. Impianto a biogas di Ramon, oggi si decide. Stamane si riunirà a Mestre la conferenza dei servizi per concedere o meno il via libera all’opera. Decisione già slittata su richiesta del sindaco di Loria, Roberto Vendrasco, riguardo due punti: il carattere sperimentale dell’impianto e la sua prossimità al centro abitato. E in vista di questo appuntamento il comitato “La salute è di tutti” che si oppone a questa realizzazione ha incontrato alcuni esponenti regionali del Pd, come la senatrice Laura Puppato e il consigliere regionale Claudio Niero, incassando il consenso del gruppo consiliare allo stop delle autorizzazioni, che si aggiunge alle delibere contro la proposta avanzata dalla ditta Maggiolo dai consigli comunali di Loria, Riese e Castello di Godego, e a 2500 firme di cittadini . Il comitato fa presente la mancanza di adeguata documentazione circa questa struttura che dovrebbe trasformare la pollina degli allevamenti di galline in energia elettrica, con incognite per quanto riguarda il rilascio di polveri sottili e altre sostanze, come ossido e biossido di azoto, ritenuti responsabili di piogge acide e irritazioni alle vie respiratorie: «Inizialmente ci avevano riferito, senza documentarlo, dell'esistenza di un impianto come quello in questione in Ucraina, che si è scoperto funzionare solamente all'80% con pollina. Per rassicurarci poi, è stato citato un impianto non più operativo realizzato in Germania. Ma abbiamo scoperto che si trattava di un impianto sperimentale che utilizzava pollina non oltre il 70%», dichiara il presidente del comitato, Ruggero Comacchio, «un impianto alimentato da pollina e nessun altro refluo zootecnico o scarto vegetale è a oggi inopinabilmente sperimentale. Comunque, un impianto di queste dimensioni, che sia sperimentale o meno, considerati il suo impatto ambientale, i rischi di incidente e le rilevanti e costanti emissioni nell'aria, non dovrebbe essere collocato così vicino alle case, ai luoghi di lavoro e ad un asilo comunale». Il sospetto da parte del comitato è che dietro a questo impianto ci sia una speculazione, favorita dagli incentivi statali per la produzione di energia: «Pensiamo che la possibilità di realizzare impianti di questo genere vada considerata nel contesto dei piani territoriali e, dunque, delle caratteristiche di ogni singolo territorio», continua Comacchio, «un sistema di incentivi, che trasforma i rifiuti nella principale attività dell'azienda agricola dando ad essa introiti per due o tre volte rispetto alla redditività della produzione ordinaria (nel caso specifico uova), è come il doping delle aziende agricole. Senza incentivi il sistema come starebbe in piedi? Si tratta di una bolla speculativa instabile, pronta ad esplodere. L'impressione è che in Italia il risultato degli incentivi non sia quello di risollevare le sorti di un comparto o di risolvere problemi collettivi, ma tutto si riduca ad un nuovo business».

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