Oderzo, tensostruttura per salvare i mosaici dell’ex Pescheria: nuovi scavi in attesa del via
Necessaria una copertura per procedere con gli scavi. La Soprintendenza: «Il freddo danneggia le tessere»

Una tensostruttura per proteggere i mosaici dal gelo e per poter procedere definitivamente con gli scavi dell’ex Pescheria. È questa la necessità più impellente individuata dalla Soprintendenza per procedere nel cantiere più sbirciato della città, quello che voleva abbattere l’ex Pescheria per costruire un nuovo condominio e invece promette di svelare un nuovo segreto dell’antica Opitergium.
Tempistiche da definire
Non ci sono tempistiche precise. «Non si sa quando la tensostruttura verrà montata, ma è necessario attenderla perché la Soprintendenza possa procedere con i nuovi scavi», conferma la sindaca Maria Scardellato, che da Ca’ Diedo non può fare altro che attendere le mosse dell’ente preposto alla tutela dei reperti che il cantiere vorrà restituire. Sarà cura della Soprintendenza realizzare la tensostruttura, che verrà riscaldata per impedire che le tessere del mosaico restituite dai primi scavi si stacchino a causa del gelo che con ogni probabilità arriverà in queste notti.
La minaccia del gelo
Scavare senza questa accortezza rischierebbe di far svanire immediatamente l’opera d’arte custodita per un millennio e mezzo sotto strati e strati di terra fra via Umberto I, via Pescheria e via Mazzini, uno spicchio di Oderzo preservato miracolosamente: lì non si è mai scavato da quando i Romani e i Bizantini lasciarono ai Longobardi l’amministrazione di una città ormai lontanissima dagli splendori del I e del II secolo. Mentre l’attuale piazza Grande venne squarciata dalla realizzazione del canale che è oggi il Monticano interno e tutti i reperti emersi da quei lavori del XII secolo vennero distrutti, nemmeno allora la zona dell’ex Pescheria venne interessata da scavi: gli orti hanno continuato a ricoprirla fino alla venuta di Venezia, di Napoleone e dell’Austria, e dopo l’Unità nessuno ha mai sospettato che lì sotto potessero nascondersi reperti che oggi fanno pensare a una nuova, imponente domus o addirittura alla basilica paleocristiana di cui si conosce l’esistenza ai tempi di san Floriano, san Tiziano e san Magno, ma di cui non si è mai scoperto l’ubicazione esatta. Che sia la volta buona? —
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