Nuova vita della Fracarro progetto con l’università

Area da 45 mila euro da riqualificare: previste residenze, mercato coperto e spa Tre docenti di ingegneria chiedono di partecipare ai lavori: «Occasione unica» 
Poloni Castelfranco riprese con drone industria Fraccaro
Poloni Castelfranco riprese con drone industria Fraccaro

CASTELFRANCO

Un’area da 45mila metri quadrati – di cui 16mila a parco – da riconvertire e, particolare non secondario, senza abbattere nulla: è il destino dell’area delle Fracarro Radioindustrie che si estende dalle mura fino alla ferrovia. E dove prima si producevano antenne, ora troveranno spazio residenze con affitti calmierati, un mercato coperto, store specializzati, persino una spa. Questo secondo un progetto di massima, che comunque rimane aperto ad altre soluzioni, però con un imperativo: trasformare e valorizzare l’esistente, senza toccare minimamente quello che è uno dei polmoni verdi della città.



L’operazione è una conseguenza della ristrutturazione finanziaria della storica presenza industriale castellana, che mantiene qui il proprio “cervello”, mentre la produzione è stata portata da tempo in Tunisia e in provincia di Rovigo. Per il futuro della grande proprietà della famiglia Genovese si sta formando un pool di imprenditori che anche nel nome guarda a una scelta ambientalista, visto che il consorzio si chiama “Vivere nel verde”. Un progetto innovativo che ha anche attirato l’attenzione del mondo accademico padovano: tre docenti di ingegneria – Andrea Marion, Pasqualino Boschetto e Michele De Carli – vogliono infatti dare un contributo affinché qui possa nascere qualcosa che faccia scuola.



«Le future scelte sull’assetto edificatorio e le destinazioni funzionali dell’area Fracarro sono destinate a segnare profondamente il futuro della città e la nostra vita di cittadini – spiega Marion, tra l’altro residente a Castelfranco – e potrebbe rappresentare un’occasione unica di recupero urbanistico, capace di rivestire interesse accademico, di ospitare interventi di carattere sperimentale o dimostrativo di valenza comunitaria, e proposte di interventi di “best practices”, ossia attività virtuose, di interesse nazionale o regionale». Ma se su tutto ancora si può mettere mano, si parte anche da una proposta di massima: quella elaborata su incarico della famiglia Genovese dall’ingegner Paolo Pellizzari e dall’architetto Lucio Fior: «Siamo partiti – spiega Pellizzari – dal fatto che tutto qui può essere riutilizzato già com’è: gli edifici sono di alta qualità, e di questo va dato merito alla Fracarro, praticamente antisismici. Inoltre non serve costruire vie di collegamento all’interno dell’area perché già ci sono. E particolare non secondario, tutto questo insediamento può essere autosufficiente dal punto di vista energetico».



Non è secondario che qui possono trovare spazio ben 250 posti auto (più o meno come piazza Giorgione), raddoppiabili con un intervento minino. L’autonomia energetica sarà data da una superficie di 12mila mq di pannelli fotovoltaici ma anche dalla corrente dell’Avenale e del “salto delle muneghe”, la chiusa delle fosse. «Le modifiche per le diverse esigenze possono essere fatte senza minimamente toccare l’involucro esterno. Una stima di quanto costerà questa rigenerazione urbana ambientale: sette/otto milioni di euro». Il tema sarà al centro della commissione urbanistica che si terrà domani in modo che il Comune possa valutare quale possa essere il suo contributo in questa operazione. —



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