«Non sarà vera ripartenza In estate i nostri clienti preferiscono l’aria aperta»

le palestre
Le palestre viaggiano su due mondi paralleli. C’è chi è già ripartito, avendo trasferito l’attività all’aperto. C’è chi invece non tocca palla da ottobre e sa che la riapertura delle strutture al chiuso dal 1° giugno non scaccerà via le nubi: in estate, com’è noto, detta legge il fitness outdoor, all’aria aperta.
«Si riaprirà, perché bisogna farlo», osserva Paolo Baggio, titolare della palestra De Ferrari a Treviso, «Ma a questo punto, sarebbe meglio attendere forse settembre e una copertura vaccinale più ampia. Siamo stati la categoria più massacrata, con i gestori delle discoteche e il mondo dello spettacolo». Il collega Alessandro Esposito, gestore del Five Club in Corso del Popolo, ha fatto due conti e s’è accorto che da marzo 2020 i mancati incassi ammontano a 70mila euro. Una desolazione che non trova compensazione nei ristori. «Fino a dicembre avevamo percepito complessivamente 20mila euro in aiuti, ma da gennaio per la struttura non è arrivato più nulla», riflette, «L’ultimo decreto Sostegni ci frutta appena duemila euro: il minimo, ma non abbiamo visto ancora nulla. Capite bene la nostra situazione». Non pare esserci lo stesso clima che accompagnò la riapertura delle palestre dopo il primo lockdown: «Aspettiamo la ripartenza con trepidazione, ma il ricordo va a quella del maggio 2020. Fu un salasso. Avevamo ripreso con entusiasmo, con l’idea di rilanciarci e investire. Ma ci ritrovammo a giugno con soli 100 iscritti, a differenza dei 250-300 delle estati precedenti. Perché se già in estate i frequentatori delle palestre sono parecchi di meno, immaginate cosa può succedere in questo momento storico. Sì, stavolta riprenderò con molta più calma». Renzo Turbian, titolare del Bobadilla a Treviso e Vittorio Veneto, ha replicato invece alla lunga serrata con l’escamotage delle tensostrutture. Rigorosamente aperte ai lati. Strada intrapresa da tante palestre. «A Treviso l’abbiamo da 250 metri quadrati, la media è di 100 accessi al giorno. Si fanno corsi di gruppo e attività individuale. È stato un modo per ripartire, ma i frequentatori sono un quarto di quelli che avremmo di norma. Non ho capito perché ci abbiano fatto chiudere a lungo: così si è alimentata la pigrizia, lo sport invece è salute». —
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