Non fu infortunio ma suicidio: titolare assolto
Corazzin era a processo per la morte di De Conto dilaniato dalla macchina tritamangime

Giampietro De Conto
MIANE.
Era morto dilaniato nella macchina tritamangime: un incidente terribile costato a Mosè Corazzin, 65 anni, titolare dell'azienda agricola, l'accusa di omicidio colposo per la morte del dipendente Giampietro De Conto, 50 anni di Miane. Ma ieri il giudice lo ha assolto. Secondo quanto emerso in aula, l'ipotesi del suicidio è la più attendibile per spiegare la morte di De Conto.
Non un tragico incidente, ma un suicidio. Mosè Corazzin, 65 anni di Moriago, titolare della «Azienda agricola della Rocca srl» di Follina, finito alla sbarra con l'accusa di omicidio colposo per la morte di Giampietro De Conto, 50 anni residente a Miane, è stato assolto. Secondo il giudice Gioacchino Termini il fatto non sussiste. Giampietro De Conto è morto il 1º gennaio 2008 tra gli ingranaggi di una macchina desilatrice. L'incidente era avvenuto alle 11 del mattino e, nonostante il celere intervento dei soccorsi, per lui non c'era stato nulla da fare. Per l'episodio era finito alla sbarra il titolare dell'azienda agricola per la quale De Conto lavorava da oltre vent'anni. L'accusa: omicidio colposo. Ma ieri mattina il pm Antonio Miggiani ha chiesto l'assoluzione dell'imputato. Nelle sue conclusioni ha definito la vittima «una personalità a rischio, senza grandi rapporti sociali, schiva e solitaria, reduce da poco da una delusione amorosa», concludendo che non vi era alcun elemento di certezza a sostegno dell'accusa di omicidio colposo e che l'ipotesi del suicidio aveva una sua attendibilità. Una posizione in linea con quella della difesa di Corazzin, rappresentata dall'avvocato Piero Barolo. Ieri quindi nonostante il macchinario non rispettasse le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, per l'accusa e per la difesa non era possibile escludere l'ipotesi di un gesto volontario del defunto: conclusione accolta dal giudice che ha assolto Corazzin.
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