Non ce l’ha fatta il ragazzo che si era impiccato in casa

Il dodicenne è morto all’ospedale di Conegliano dov’era ricoverato da lunedì Per volere dei genitori ha donato gli organi. Sconvolti i compagni di classe
Di Francesca Gallo

VITTORIO VENETO. Non ce l'ha fatta il ragazzino dodicenne che lunedì si è impiccato nella sua cameretta. Il suo cuore si è fermato per sempre nella tarda mattinata di ieri, nella rianimazione dell'ospedale di Conegliano, dove era costantemente monitorato. Nonostante lo stato di coma gravissimo, i medici hanno fatto l'impossibile per tenerlo in vita. Solo un miracolo avrebbe potuto strapparlo alla morte. Pur al limite di "morte cerebrale", il ragazzino era stato collegato al respiratore artificiale e sottoposto a elettroencefalogramma, dal quale era risultata una flebile attività elettrica. Il fisico sano e giovane ha cercato di resistere e combattere, ma purtroppo le condizioni in cui era arrivato lunedì sera all'ospedale erano drammatiche. Un'agonia, durata quattro giorni, che ha gettato nello sconforto genitori, familiari e amici. Sotto choc anche i compagni di scuola. I familiari hanno acconsentito all'espianto degli organi per dare speranze di vita ad altri giovani affetti da gravi malattie. La tragedia era avvenuta lunedì sera dopo cena. Il dodicenne, che a gennaio avrebbe compiuto tredici anni, si era rifugiato nella sua cameretta senza far trapelare nulla di quanto in cuor suo stava covando. Ha preso la tenda della finestra, l'ha avvolta attorno al collo e si è impiccato. A fare la scoperta era stata la sorella che affacciandosi alla cameretta aveva visto il corpo penzolante del fratello. Nonostante l'orrore era stata capace di dare l'allarme e chiamare la mamma. Il piccolo era stato subito liberato dalla morsa che lo stringeva al collo. Pur nella disperazione, erano subito iniziate le manovre di rianimazione. Nell'abitazione si era precipitata a sirene spiegate l'ambulanza e l'automedica. Il cuore però non aveva più battito. Nonostante questo, l'equipe di primo soccorso aveva continuato a rianimarlo, finché il cuore era ripartito. Purtroppo la mancanza d'ossigeno aveva già provocato gravi danni cerebrali. Il ragazzino era stato intubato e trasferito d'urgenza nella rianimazione dell'ospedale di Conegliano dove ieri mattina si è conclusa la sua breve vita. I compagni di classe sono sconvolti e sicuramente ora a scuola ci sarà bisogno di un supporto psicologico per superare questo trauma. «Era pieno di vita», dicono, «ci mancherà moltissimo. Ci mancheranno anche le sue marachelle». Il ragazzino, pur con non pochi problemi, aveva una personalità esuberante. Proprio lunedì mattina, giorno del suicidio, era stato riportato a casa prima della chiusura delle lezioni dalla madre forse a causa di un provvedimento scolastico. A raccontarlo alcuni compagni che descrivono l'adolescente come insofferente alla disciplina, in linea con il suo carattere esuberante. Potrebbe essere stato questo l'elemento scatenante, ma i veri motivi del suicidio sono rimasti custoditi per sempre nella sua mente. Anche in passato le sue difficoltà personali si erano poi riversate sul rendimento scolastico, portandolo alla bocciatura. Una decisione assunta dagli insegnanti non certamente in chiave punitiva, visto che l'auspicio era proprio che il ragazzo potesse trovare maggiore serenità in una classe diversa, con un diverso contesto di compagni. Un tentativo non del tutto riuscito. «Il ragazzo non era assolutamente cattivo, anzi», aveva spiegato nei giorni scorsi un docente del dodicenne, «aveva forse bisogno di un aiuto che nessuno purtroppo è stato in grado di dargli».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso