«Noi prima coppia gay nel registro di Manildo, Gentilini è il passato»

Parla Maurizio, da 22 anni insieme al compagno Gianni «La nostra unione di fatto diventi un esempio per tutti»
Una registrazione
Una registrazione

Sono stati la prima coppia trevigiana residente nel capoluogo a iscriversi al registro delle unioni civili voluto dalla giunta del sindaco Giovanni Manildo, entrato in vigore un mese e mezzo fa mentre teneva banco, su un altro fronte, la polemica sul matrimonio tra due gay celebrato all’estero ma che Manildo, andando contro il ministro Alfano, ha voluto registrare. E che ora verrà annullato dalla Prefettura.

Maurizio Impollonia, ex poliziotto, e Gianni Berti, imprenditore, stanno insieme da 22 anni, in una città che non sempre è stata, almeno nelle parole, particolarmente sensibile nei confronti degli omosessuali.

Impollonia, è cambiato il vento anche a Treviso?

«Devo dire che noi non abbiamo mai avuto problemi di discriminazione, nonostante in questi 22 anni non abbiamo mai nascosto il nostro rapporto. E all’inizio non era mica facile, come oggi, esporsi e dire di essere gay a Treviso. Certo ora si sta facendo un passo in più, che con Giancarlo Gentilini a Ca’ Sugana non sarebbe stato mai possibile».

Tutto merito di Manildo insomma…

«Manildo ha giocato un ruolo fondamentale: vorrei ringraziare lui e la sua giunta, perché con atti come questo si sono messi contro molte persone».

Il registro però pare non serva a granché, se non per il suo significato politco.

«Ha valore nelle questioni che riguardano il Comune. Ma noi lo attendevamo comunque da tempo, e ci siamo iscritti appena è stato possibile. Anzi invito tutte le coppie omossessuali della città a uscire allo scoperto e a iscriversi al registro del Comune di Treviso. Se ci fosse più gente che si dichiara apertamente gay, la cosa diventerebbe normale e più accettata».

Maurizio Impollonia
Maurizio Impollonia

In questo caso pare che la politica abbia dimostrato di essere più avanti della società civile?

«È un esempio di buona politica, ma non credo che la società civile sia più indietro della politica. Anzi, è vero il contrario. È la politica che agita l’argomento in modo inopportuno. Molti politici, quando vestono il loro ruolo, si dichiarano contrari ai registri delle unioni civili, e a maggiori diritti per le coppie gay. Ma poi affermano di avere molti amici omossessuali e di non avere nulla al contrario. E allora? Viene il sospetto che certe cose le dicano solo a fini politici, ma non le pensino veramente così».

E allora perché, alla fine, non vengono effettivamente garantiti maggiori diritti alle coppie omosessuali?

«Il perché non lo so, ma quello che dispiace è che vengono buttati nelle discussioni argomenti che non centrano nulla, allo scopo di bloccare provvedimenti migliorativi. Spesso per contrapporsi al registro delle unioni civili, o al riconoscimento di alcuni diritti, si dice che non si può garantire il matrimonio ai gay o alle adozioni. Ma chissenefrega. A quasi nessuno interessa. Cosa pensano? Che sogniamo la cerimonia col velo bianco in testa? Che vogliamo tutti adottare dei bambini? All’80 per cento non gliene frega niente. Dovrebbe essere normale che due persone che convivono da 22 anni, abbiano i diritti riconosciuti come chi è sposato».

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