Niente più cani alla catena, ma c’è l’obbligo di recinto

TREVISO. Dal nove di gennaio si spezzeranno le catene per migliaia di cani. Quel giorno entrerà in vigore infatti la legge regionale, approvata lo scorso giugno, in cui si sancisce che «al proprietario o al detentore anche temporaneo di animali di affezione è vietato l'utilizzo della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare salvo che per ragioni sanitarie o per misure urgenti e solamente temporanee di sicurezza, documentabili e certificate dal veterinario curante».
Insomma i cani dovranno essere lasciati liberi in giardino. Non completamente però. Per evitare problemi di sicurezza, i cani dovrebbero stare in un recinto, Per questo la legge, approvata lo scorso giugno, dava un periodo di sei mesi per adeguarsi a tutti i proprietari di cani. Ma ecco il primo problema. «In questo periodo», spiega Adriano De Stefano, presidente dell’Enpa, che pure plaude allo sforzo normativo della Regione, «si sarebbero dovuti vedere i “cantieri aperti” per la costruzione di recinti in moltissime proprietà ma, di tutto ciò, non vi è traccia e, a meno di un mese dalla scadenza, sono ancora pochissimi i proprietari che sanno dell’obbligo. Sarebbe stato compito delle amministrazioni comunali comunicare la novità ai propri cittadini; ma sono meno delle dita di una mano i Comuni della Marca che si sono sentiti in obbligo di farlo».
Va detto che se i municipi hanno dormito, in Regione non è andata molto meglio. Infatti la giunta regionale in questi sei mesi avrebbe dovuto emanare una sorta di regolamento in cui sarebbero stati indicati «gli specifici requisiti delle strutture e delle recinzioni volte al ricovero dei cani e dei gatti e le modalità di custodia degli animali di affezione, con disposizioni specifiche per la custodia dei cani da parte dei privati». Ma ciò non è stato fatto. «Il paradosso», prosegue De Stefano, «si porrà nel momento in cui la polizia locale dovrà far rispettare l’articolo, sanzionando il proprietario dell’animale con l’ammenda da 100 a 300 euro ma, allo stesso tempo, non saprà dare indicazioni sulla dimensione del recinto. È immaginabile l’imbarazzo, più che giustificato dell’Agente, vittima incolpevole dell’ennesimo “pasticcio all’italiana”». L’Enpa ha suggerito alle amministrazioni comunali di dare disposizioni per recinti di almeno 20 metri quadrati.
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