Nel ventre delle Mura fra cannoniere e rifugi

Due ore di visita lungo corridoi e pertugi, tra iscrizioni del Cinquecento e luoghi utilizzati dai nostri nonni per ripararsi durante i bombardamenti
Di Mattia Toffoletto
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO TV SOTTERRANEA VICINO ALL'ISOLA DEL PARADISO
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO TV SOTTERRANEA VICINO ALL'ISOLA DEL PARADISO

Sapevate che le mura rinascimentali furono realizzate con materiale di riporto, archi e cornici appartenenti ad abitazioni che sorgevano a pochi metri? Che la cannoniera e la “casa matta” del bastione San Tomaso divennero rifugio anti-aereo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale? O che attraverso la Penisola del Paradiso si può apprezzare un cunicolo del Cinquecento trasformato nel 1918 in deposito militare? Magari sì, ma la riscoperta dei sotterranei della mura è un’immersione nella storia, un viaggio con la macchina del tempo, il riavvolgimento di una pellicola che ricostruisce Treviso medioevale e rinascimentale, le nuova mura del Cinquecento e i patimenti dell’ultimo conflitto bellico.

Il taglio del nastro del primo tratto visitabile, che parte da Varco Piave e conduce a Ponte de Pria, è la scommessa vinta dei quattro tenaci fondatori di Treviso Sotterranea: Roberto Stocco, Simone Piaser, Sara Paris e Massimiliano Zago.

«Presto partiranno i progetti per i 500 anni delle mura. C’è fermento, già arrivano prenotazioni dall’estero», plaude l’assessore alla Cultura, Luciano Franchin. Prossima apertura, nel nuovo anno, Santa Sofia. Intanto, gli angoli reconditi del bastione San Tomaso affascinano per la ricchezza di testimonianze. Un filo che si riannoda, un’emozione che travolge.

L’ingresso. Punto di partenza, il tratto esterno alle medie Stefanini. Le mura medioevali, più alte e attrezzate per l’attacco verticale, non ci sono più. Assomigliavano a quelle di Castelfranco o Cittadella. Le attuali, erette fra il 1510 e il 1560, sancirono il mutamento della strategia difensiva. Per replicare ai colpi di artiglieria, occorreva percorrere altre strade. Ed ecco l’impianto idraulico dell’ingegnere Fra’ Giovanni Giocondo: allagare le campagne circostanti per impedire l’assalto del nemico. Treviso fu un baluardo, non cadde sotto i colpi della coalizione imperiale. La grata che si scorge da Varco Piave era una cannoniera per l’artiglieria leggera. Si indossa il caschetto e si dà un’occhiata: spazi angusti, ma sufficienti per ospitare un rifugio anti-aereo. Dalla facciata esterna affiorano invece pezzi di davanzale, memoria di case vicine, poi demolite.

A San Tomaso. Poco più in là, la “casa matta” di porta S. Tomaso l’unica completamente integra. Da lì si sparava, lì sotto ci si nascose durante l’ultima guerra. Scendiamo nel ventre della porta, le luci del caschetto a indicarci la via. Occorre chinare la testa, gli interni sono stati curati e intonacati. Complice il tessuto spugnoso delle pareti, penzolano ragni mummificati. Dai vani si facevano calare le catene del ponte levatoio, incuriosisce l’iscrizione di un militare: si notano le iniziali, possiamo datarla 1521 o 1527. Ci immedesimiamo nelle tante persone che trovarono riparo sotto la porta per sfuggire alle bombe.

La Penisola del Paradiso. È l’ultima tappa, un’area oggi simpaticamente invasa da centinaia di conigli. Qui c’è un cunicolo rinascimentale, riutilizzato nel 1918 – è visibile una targa della 18ª Compagnia dei minatori - come ricovero per polveri e munizioni. Dopo la seconda guerra mondiale, venne fatto brillare. Ora è ripulito.

Ponte de Pria. Era il cuore pulsante della città. Permetteva l’ingresso dell’acqua sotto la fortificazione. Durata della visita? Circa due ore.

Le visite. Chiunque potrà godersi i sotterranei dal 14-15 novembre, ogni primo e terzo fine settimana del mese. Info: www.trevisosotterranea.it.

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