Nasce prematura e pesa solo 399 grammi, il “miracolo” di Vittoria, salvata dai medici di Treviso

La piccolina è stata messa in una culla termica a 34 gradi e con l’80% di umidità: 3 mesi di lotta per la vita, oggi sta bene
TOME' AG.FOTOFILM TREVISO REPARTO DI -TERAPIA INTENSIVA NEONATALE- AL CA' FONCELLO
TOME' AG.FOTOFILM TREVISO REPARTO DI -TERAPIA INTENSIVA NEONATALE- AL CA' FONCELLO

TREVISO. La piccola Vittoria è un miracolo della vita. Pesava solo 399 grammi quando è nata prematura all’ospedale Ca’Foncello di Treviso. Stava in un palmo di mano, tanto era minuscola. Una piuma atterrata sulla Terra. Ora sta bene, è cresciuta e ha superato la fase di rischio.

La sua mamma era alla 28esima settimana di gestazione, ne mancavano una decina al parto. A volte la natura gioca strani scherzi, Vittoria è venuta al mondo in fretta ma il suo corpo non era ancora pronto per stare sul nostro pianeta, per muoversi anziché nuotare nel grembo materno, per respirare a pieni polmoni invece di ricevere tutto il necessario dal cordone ombelicale. Così dalla sala parto Vittoria è stata trasferita d’urgenza nell’unità di Patologia Neonatale dove c’era una culla termica ad attenderla.

La sfida che i medici si sono trovati davanti non era scontata. «Abbiamo cercato di ricreare le condizioni dell’utero materno con una temperatura di 34° C per consentire alla neonata di non sprecare energie per scaldarsi e impiegarle tutte per crescere. L’umidità all’80% aiutava la sua pelle a maturare gradualmente» spiega Paola Lago, primario della Terapia Intensiva e Patologia Neonatale di Treviso.

Solitamente il discrimine tra la vita e la morte di un neonato prematuro sono i 500 grammi di peso, negli Usa e nel Nord Europa i bimbi sotto i 400 grammi non vengono nemmeno rianimati. Ma Vittoria è stata capace di smentire la letteratura medica scrivendo una storia a lieto fine. Piccola e fragile è rimasta aggrappata alla vita con tutte le sue forze.

Per 3 lunghi mesi dentro alla sua tiepida astronave, assistita dall’amore dei genitori che le parlavano attraverso il vetro, le infondevano coraggio senza poterla accarezzare per non trasmetterle infezioni. Non sono mancati i pianti e lo sconforto. Ogni istante sembrava l’eternità. Quasi cento giorni scanditi da macchinari salvavita, monitor e sensori. Eppure ogni ora trascorsa era un passo verso il traguardo dell’esistenza.

Senza sosta tutto il personale del reparto ha accudito Vittoria con mille e continnue premure. «Tutti i nostri neonati prematuri, che in media sono 70 all’anno sotto il chilo e mezzo, hanno bisogno di attenzioni speciali e cure personalizzate», aggiunge Lago, «ma i rischi per questa bambina sono stati molti per via del basso peso e perché molte strutture dell’organismo non erano del tutto formate. L’abbiamo aiutata a sopravvivere, scongiurando l’insorgenza di danni neurologici, intestinali o polmonari, che nei casi di prematurità possono causare handicap motori e cognitivi».

Non si contano visite e consulti per far crescere Vittoria sana e forte. «Le abbiamo somministrato l’alimentazione in vena, quando l’intestino si è formato siamo passati al latte materno», sottolinea la dottoressa Lago. Bisognava fare attenzione anche alla retina che poteva danneggiarsi con il troppo ossigeno del respiratore. Nel frattempo, un macchinario ricordava alla piccola Vittoria di respirare, visto che qualche volta nel sonno lei se ne dimenticava e andava in apnea.

L’amore e la scienza hanno vinto su tutto. Vittoria è passata dall’incubatrice al lettino riscaldato. «La bambina è riuscita a triplicare il suo peso, da 399 grammi e 1.500 grammi, un progresso enorme», conferma il primario. Ad attenderla una copertina ricamata con il suo nome, ogni volta che in reparto c’è una buona notizia la si festeggia anche così. E poi ci sono momenti indimenticabili, come quello del primo abbraccio, quando Vittoria ha sentito il profumo della sua mamma.

Adagiata sul seno come se fosse nata una seconda volta. «Grazie alla marsupio terapia abbiamo creato il contatto pelle a pelle che non era stato possibile nei mesi di terapie. Questa tecnica facilita il ritorno alla normalità e ha dei benefici concreti poiché aiuta il neonato a rilassarsi e a respirare con maggiore regolarità» sottolinea Lago. Una mattina è comparso un Post-it giallo: Vittoria può fare il suo primo bagnetto.

Per mamma e papà la luce in fondo al tunnel. Poi nella stanza della pre-dimissione dove la bimba è rimasta qualche giorno fino a quando la bilancia ha segnato 2, 5 chilogrammi di peso. A quel punto, finalmente, a casa. La gioia è stata immensa perché Vittoria non ha riportato danni neurologici di alcun tipo e i follow up seguiti dalla neonatologa Nadia Battajon sono molto positivi. L’emozione di medici e infermieri che le sono stati accanto è fatta di sorrisi e occhi lucidi. Per tutti Vittoria è una piccola guerriera che ha vinto la sfida più grande.


 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso