Mura, riapre l’ex macello viaggio tra storia e magia

Qualcuno dei più anziani se lo ricorderà ancora attivo, con le bestie macellate, appese alle centine tra le mura del bastione di Santa Sofia.
Poi parzialmente distrutto dalla guerra, è stato abbandonato, e lasciato a intemperie, erbacce e barboni.
Ma ieri il bastione di Santa Sofia delle mura è stato ridonato alla città, grazie al lavoro di pulizia e sistemazione condotto dall’associazione Treviso Sotterranea. «Stiamo già pensando a una terza fase del progetto», ha spiegato ieri all’inaugurazione del percorso l’assessore alla cultura Luciano Franchin, «per portarvi all’interno mostre e eventi». Ci dovrà pensare ora l’assessore ai lavori pubblici Ofelio Michielan, perché oggi il bastione ha solo un’agibilità legata alle visite guidate da Treviso Sotterranea. L’associazione guidata dallo speleologo Roberto Stocco e dall’architetto Simone Piaser, da qualche anno ha ripreso a pieno regime l’attività e ha messo nel mirino l’apertura di molti sotterranei della cinta muraria, che compie 500 anni di vita. Fino ad ora era visitabile solo il percorso sotterraneo che va da varco Manzoni a porta San Tomaso, ma da ieri si è aggiunto appunto anche il bastione di Santa Sofia, con annesso una canale che passa sotto le mura, a cui si accede vicino alle chiuse. All’interno del bastione sono ben visibili i sei stanzoni che erano stati ricavati per realizzare il macello. A collegarli un tunnel che segue il corso semicircolare del bastione. La copertura dei primi due stanzoni è stata distrutta dall’esplosione di una bomba durante la seconda guerra mondiale, mentre gli altri quattro risultano intatti. Nell’ultimo, prima che l’associazione Treviso Sotterranea intervenisse per pulire, dormiva un barbone, e ora rappresenta un tesoro riscoperto. Le visite dei sotterranei delle mura non sono passate inosservate ai trevigiani: «In un anno e mezzo abbiamo portato circa 3 mila persone. Non riusciamo a star dietro a tutte le richieste», spiega Roberto Stocco.
Un successo per certi versi inatteso, visto che la pubblicità è fatta quasi esclusivamente dall’associazione, rimasta esclusa dai circoli turistici ufficiali. Nessuna brochure all’ufficio turistico che ne parli, come nessuna possibilità di prenotare le visite dai siti dedicati alla città. Ma a quanto pare, a interrompere questo ostracismo ci sta pensando il Comune. Oggi l’accesso ai sotterranei, per motivi di sicurezza, è consentito solo ai soci dell'associazione; pertanto a chi visita viene chiesta una piccola quota (10 euro) che prevede l’iscrizione e l'assicurazione. Ma le scoperte di Treviso Sotterranea potrebbero non finire qui: «In giunta», spiega l'assessore ai lavori pubblici Ofelio Michielan, «abbiamo approvato l’autorizzazione all’associazione per andare alla ricerca e ricostruire il percorso dei canali che attraversavano il centro, e poi sono stati tombinati o nascosti in centinaia di anni di interventi». Uno sfocia proprio a pochi passi da Santa Sofia, l’altro è il Cantarane: «È finito nel sottosuolo, ma nessuno sa quale sia il suo percorso». E qui stanno già arrivando delle sorprese. Durante una perlustrazione nei sotterranei del Besta, sono stati trovati dei resti: «Quella zona si chiamava Ca’ del ferro», spiega Stocco, «e quello che abbiamo visto ci fa ipotizzare che lì si possa trovare un maglio medievale».
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