Mura, riapre l’ex macello viaggio tra storia e magia

Restaurati dopo decenni di abbandono gli stanzoni del bastione di Santa Sofia Franchin: «Tesoro sconosciuto ora visitabile. Diventerà sede di eventi e mostre»
Di Federico Cipolla
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INAUGURAZIONE NUOVI PERCORSI SOTTERANEI DEI BASTIONI SOFIA
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INAUGURAZIONE NUOVI PERCORSI SOTTERANEI DEI BASTIONI SOFIA

Qualcuno dei più anziani se lo ricorderà ancora attivo, con le bestie macellate, appese alle centine tra le mura del bastione di Santa Sofia.

Poi parzialmente distrutto dalla guerra, è stato abbandonato, e lasciato a intemperie, erbacce e barboni.

Ma ieri il bastione di Santa Sofia delle mura è stato ridonato alla città, grazie al lavoro di pulizia e sistemazione condotto dall’associazione Treviso Sotterranea. «Stiamo già pensando a una terza fase del progetto», ha spiegato ieri all’inaugurazione del percorso l’assessore alla cultura Luciano Franchin, «per portarvi all’interno mostre e eventi». Ci dovrà pensare ora l’assessore ai lavori pubblici Ofelio Michielan, perché oggi il bastione ha solo un’agibilità legata alle visite guidate da Treviso Sotterranea. L’associazione guidata dallo speleologo Roberto Stocco e dall’architetto Simone Piaser, da qualche anno ha ripreso a pieno regime l’attività e ha messo nel mirino l’apertura di molti sotterranei della cinta muraria, che compie 500 anni di vita. Fino ad ora era visitabile solo il percorso sotterraneo che va da varco Manzoni a porta San Tomaso, ma da ieri si è aggiunto appunto anche il bastione di Santa Sofia, con annesso una canale che passa sotto le mura, a cui si accede vicino alle chiuse. All’interno del bastione sono ben visibili i sei stanzoni che erano stati ricavati per realizzare il macello. A collegarli un tunnel che segue il corso semicircolare del bastione. La copertura dei primi due stanzoni è stata distrutta dall’esplosione di una bomba durante la seconda guerra mondiale, mentre gli altri quattro risultano intatti. Nell’ultimo, prima che l’associazione Treviso Sotterranea intervenisse per pulire, dormiva un barbone, e ora rappresenta un tesoro riscoperto. Le visite dei sotterranei delle mura non sono passate inosservate ai trevigiani: «In un anno e mezzo abbiamo portato circa 3 mila persone. Non riusciamo a star dietro a tutte le richieste», spiega Roberto Stocco.

Un successo per certi versi inatteso, visto che la pubblicità è fatta quasi esclusivamente dall’associazione, rimasta esclusa dai circoli turistici ufficiali. Nessuna brochure all’ufficio turistico che ne parli, come nessuna possibilità di prenotare le visite dai siti dedicati alla città. Ma a quanto pare, a interrompere questo ostracismo ci sta pensando il Comune. Oggi l’accesso ai sotterranei, per motivi di sicurezza, è consentito solo ai soci dell'associazione; pertanto a chi visita viene chiesta una piccola quota (10 euro) che prevede l’iscrizione e l'assicurazione. Ma le scoperte di Treviso Sotterranea potrebbero non finire qui: «In giunta», spiega l'assessore ai lavori pubblici Ofelio Michielan, «abbiamo approvato l’autorizzazione all’associazione per andare alla ricerca e ricostruire il percorso dei canali che attraversavano il centro, e poi sono stati tombinati o nascosti in centinaia di anni di interventi». Uno sfocia proprio a pochi passi da Santa Sofia, l’altro è il Cantarane: «È finito nel sottosuolo, ma nessuno sa quale sia il suo percorso». E qui stanno già arrivando delle sorprese. Durante una perlustrazione nei sotterranei del Besta, sono stati trovati dei resti: «Quella zona si chiamava Ca’ del ferro», spiega Stocco, «e quello che abbiamo visto ci fa ipotizzare che lì si possa trovare un maglio medievale».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso