Muore schiacciato sotto il

di Daniele Ferrazza
Un funerale lungo e semplice, concluso con la tumulazione nella cripta della Cattedrale accanto alle spoglie dei suoi predecessori vescovi Antonio Mantiero ed Egidio Negrin, poco distante da quelle dei vescovi settecenteschi Giovanni Battista Sanudo e Augusto Zacco. «Nunc dimittis» ha detto rivolto al cielo il presidente dei vescovi triveneti Dino De Antoni nella sua omelia: ora lascialo.
Il lungo e terreno impegno pastorale di Antonio Mistrorigo, spentosi sabato sera sulla soglia dei cent’anni (che avrebbe compiuto il prossimo 26 marzo) si è concluso con un rito concelebrato da gran parte della Chiesa triveneta: 14 vescovi, l’abate di Praglia, sei vicari generali. E più di duecento presbiteri della diocesi che Mistrorigo ha guidato tra il 1958 e il 1988.
Messaggi sono arrivati dai cardinali Angelo Bagnasco, Marco Cè, Severino Poletto e persino dal cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, il segretario particolare di Papa Wojtyla. L’uomo attraverso il quale Mistrorigo riuscì a convincere Papa Giovanni Paolo II a trascorrere le vacanze estive a Lorenzago, nella casetta della diocesi trevigiana. Grazie a quelle brevi estate cadorine, Mistrorigo «fu anche partecipe di una certa frequentazione con Giovanni Paolo II che lo onorò di vicinanza ilare ed affettuosa». Memorabili le sue passeggiate estive con il Papa, con seguito di battute e divertenti commenti.
Il presidente dei vescovi triveneti Dino De Antoni ha ricordato la vita di Mistrorigo:l’amore per la liturgia, l’impegno per il rinnovamento conciliare, l’affetto per la vita delle parrocchie. Almeno la metà dei trevigiani è stata «cresimata» dal vescovo scomparso, che ha legato il suo nome all’impegno conciliare, che lui ha cercato di trasmettere alla Chiesa trevigiana, non senza resistenze e difficoltà. Un tentativo di riforma che è passato attraverso diverse iniziative: dall’istituzione del centro pastorale diocesano, ai convegni di Paderno, dall’apertura della missione in Camerun, alla riforma del seminario, dai pellegrinaggi in Terra santa all’apertura di Casa Toniolo, della Casa del clero, della casa di villeggiatura di Lorenzago. «I convegni di Paderno – ha ricordato De Antoni –furono un rischio che volle correre nel desiderio di poter camminare insieme, raccogliendo le sfide del momento».
Per il suo tempo, un vescovo innovatore eppure molto amato dai suoi sacerdoti. Capace di ritirarsi al raggiungimento dell’età canonica e di vivere questi ultimi 25 anni in disparte eppure presente:«Scoprendo che la relazione è più importante del ruolo» ha ricordato De Antoni, che ha letto un passo del suo testamento spirituale: «Grazie per gli innumerevoli benefici a me concessi, anzitutto facendomi nascere in una famiglia profondamente cristiana; grazie perchè non guardando alla mia meschinità mi hai chiamato e associato al tuo ministero di salvezza, ponendomi in mezzo ai fratelli come padre, pastore e guida; grazie perchè nei lunghi anni del mio servizio episcopale tu sei stato sempre mio ispiratore e consolatore;grazie pure per il dono misterioso delle prove, delle croci e delle lacrime che mi hanno accompagnato».
Monsignor Agostino Gianfranco Gardin, rientrato appositamente dal Sudamerica, ha letto il messaggio che il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha inviato a nome del Papa. E ne ha ricordato «la limpida fede e l’amore per la Chiesa e la liturgia».
Nel settimanale diocesano «La vita del popolo», da poco rinnovato, un’estesa e completa descrizione dell’opera di Mistrorigo, con ricordi umani come quelli del nipote Padre Antonio, monaco benedettino, dello storico segretario don Bruno Rossetto, del vescovo emerito Paolo Magnani. Con il ricordo delle suore elisabettine che gli sono state accanto fino all’ultimo respiro: suor Raffaellina Dal Molin e suor Placida Pastorello.
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