Muore a trent’anni docente del Canova

Francesco Ricci insegnava francese da un paio d’anni in città, la tragedia in Puglia dov’era andato a trovare la famiglia

Una morte inspiegabile, inattesa e per questo ancora più difficile da accettare si è caricata sulle spalle il giorno dell’Epifania il professore Francesco Ricci. Aveva trent’anni e insegnava francese al liceo Canova e all’istituto turistico Mazzotti. Per le vacanze di Natale era tornato nella sua Locorotondo, in provincia di Bari. Ed è qui che l’hanno trovato senza vita in casa i familiari. Immenso il dolore che dalla Puglia è salito fino a Treviso dove il professore era arrivato un paio di anni fa. Apprezzatissimo e amato da tutti, studenti e colleghi insegnanti. Ieri mattina al Canova la comunicazione ufficiale della morte al rientro in classe dopo la pausa natalizia. La preside Mariarita Ventura, ha ricevuto la telefonata di papà Cosimo che da Locorotondo annunciava la morte del figlio Francesco. «Lo attendevamo per mercoledì», dice la dirigente, «La notizia della sua scomparsa improvvisa ci ha sconvolto, tutti». Ragazzi in lacrime e occhi lucidi anche tra gli insegnanti. «Aveva un carattere aperto, molto socievole e per questo si faceva benvolere», continua Ventura, «Un animo gentile, era entusiasta del suo lavoro». Era giunto a Treviso come supplente. «Quattro ore da noi», ricorda la preside del Canova, «e il resto al serale del Mazzotti». Aveva da poco vinto il concorsone ed era entrato di ruolo. Una bella soddisfazione, meritatissima, come dicono tutti. Al Mazzotti lo aspettavano ieri sera per i corsi. «Solare, benvoluto, allegro, siamo davvero molto dispiaciuti», commenta la tragica notizia il professore Giuseppe Biliano, vicepreside dell’istituto turistico, «Non abbiamo parole per descrivere il dolore che ci pervade». Ai funerali, che si sono celebrati ieri pomeriggio nella Chiesa Madre di Locorotondo c’era il paese a piangere Francesco con papà Cosimo (muratore), mamma Letizia e la sorella Lucrezia, giunta dall’Australia per dare l’ultimo saluto al prof. «Gli volevamo un gran bene», ripetono a Locorotondo, «anche se aveva lasciato presto il paese, prima per gli studi e poi per il lavoro». Il parroco don Franco Pellegrino lo ricorda, bimbo, giocare sul sagrato della chiesa davanti a casa. Anche lui è sconvolto per la morte. «Un ragazzo eccezionale, intelligente», dice. Prima di arrivare a Treviso, aveva fatto esperienze di lavoro all’estero, che avevano accentuato la sua apertura al mondo. Ed è anche per questo che la sua morte coglie davvero tutti impreparati. «Ci mancherà», ripetono a scuola mentre le lacrime rigano il volto dei suoi studenti. Lo adoravano ed era difficile non farlo visto il suo carattere e la sua grande passione per l’insegnamento. Aveva superato il concorso per entrare in ruolo con ottimi risultati. «In gamba, prof», non si consolano i suoi studenti. La morte inesorabile è arrivata quando meno se lo aspettavano.

Alessia De Marchi

Argomenti:scuola

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso