Multe per i cassonetti degli abiti usati a Castelfranco

Stangata da 3.500 euro per i venti contenitori sistemati in aree pubbliche. Il giallo della destinazione dei vestiti raccolti
DeMarchi Salvatronda CAMPANE raccolta vestiti usati piazzale Cadoro - chiesa Salvatronda
DeMarchi Salvatronda CAMPANE raccolta vestiti usati piazzale Cadoro - chiesa Salvatronda

CASTELFRANCO. Occupazione abusiva di suolo pubblico: multa salata per un paio di aziende che avevano piazzato in luoghi non autorizzati alcuni contenitori gialli per la raccolta di abiti usati in città. Ad elevare le contravvenzioni per circa 3.500 euro la polizia locale di Castelfranco che ha individuato ben venti "cassonetti" posti negli angoli della città senza che fosse stato chiesto alcun permesso: insomma 169 euro a contenitore abusivo.

Ma non è tutto: l'improvvisa sparizione dei contenitori incriminati fa scattare anche il sospetto che sotto ci sia qualcosa di poco chiaro, in merito alla destinazione degli abiti depositati all'interno, cosa che potrebbe essere approfondita: in altre parole se in qualche modo camicie, giacche, pantaloni e cappotti venivano poi avviati al mercato dell'usato (e forse anche spacciati per nuovi) senza nessun ritorno "umanitario" come faceva supporre la straordinaria somiglianza di questi contenitori con quelli ben noti della Caritas o di altre associazioni benefiche. «L'indagine - spiega la comandante della polizia locale di Castelfranco Laura Lorenzetto - è partita qualche mese fa quando ci siamo accorti del proliferare in città di contenitori di questo tipo. Abbiamo approfondito a chi facessero riferimento e una volta individuati i soggetti, sono state elevate le contravvenzioni».

Rimane il fatto che dopo che le multe sono state recapitate, i cassonetti sono spariti nel nulla. Una volta pagata la sanzione, se proprio si voleva continuare questa attività di raccolta bastava infatti rivolgersi al comune per ottenere le opportune autorizzazioni. L'opera dei vigili ha riguardato solo i contenitori sistemati sul suolo pubblico: attualmente ne "sopravvivono" tre, che sistemati su area privata, non sono ricaduti sotto le attenzioni dei vigili.

Doveroso precisare che la Caritas non è l'unica realtà a raccogliere abiti usati. Ci sono anche aziende del settore tessile che utilizzano questo tipo di raccolta di abiti ancora da indossare riconoscendo poi qualcosa ad associazioni o enti di beneficenza. E siccome l'ombra del dubbio rischia di calarsi anche su di loro giustamente mettono le mani avanti.

Come la Gemo srl di Bagnoli di Sopra che ha sistemato diversi contenitori gialli nella Castellana: «Non abbiamo ricevuto nessuna contravvenzione né spostato i nostri cassonetti a Castelfranco - dichiara il titolare Claudio Gemo - anche perché sono tutti rigorosamente in aree private. Come è ben evidenziato su quelli nostri sosteniamo i progetti dell'associazione trevigiana Terra del Terzo Mondo».

La quale conferma di essere beneficiaria di donazione da questa azienda. Rimane però il sospetto che qualcuno, strizzando l'occhio alla beneficenza, in realtà non avesse come obiettivo primario proprio questo: un dubbio generato dalla improvvisa proliferazione dei contenitori gialli e dalla loro altrettanta improvvisa sparizione dopo le multe.

 

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