Mr Hausbrandt: «Esporto in Grecia e sto con Tsipras»

Per Martino Zanetti, presidente della società con sede a Nervesa della Battaglia, l’austerity imposta dall’Europa blocca la ripresa nel paese ellenico
Martino Zanetti, presidente di Hausbrandt
Martino Zanetti, presidente di Hausbrandt

«Alexis Tspiras ha ragione in tutto. Si trova in mano un meccanismo perverso che sta distruggendo la Grecia a esclusivo vantaggio del mondo finanziario. Bene ha fatto a indire il referendum e bene hanno fatto i greci a votare “no”. Solo così può ripartire la l’economia». Non sono le parole di un esponente della sinistra radicale e neppure di un seguace di Beppe Grillo, ma dell’imprenditore Martino Zanetti, presidente della Hausbrandt di Nervesa della Battaglia, una realtà che esporta caffè in 70 Paesi nel mondo e con un fatturato di 75 milioni di euro. La Grecia rappresenta il principale Paese esportatore di chicchi Hausbrandt, per cui Zanetti parla di una realtà che conosce molto bene. «Ho preso la guida di questa azienda nel 1988 e da allora, grazie a bravi agenti, abbiamo stretto un forte rapporto con la Grecia».

Che idea si è fatto di quanto sta accadendo? Dove stanno i torti e dove le ragioni?

«Adesso si dice che i greci sono corrotti e non pagano le tasse. Ma la verità è che i numeri erano ben precisi e li conoscevano tutti fin dalla nascita dell’Euro. Tutti sapevano come era ridotta la Grecia e per anni il Fondo Monetario Internazionale non ha detto nulla e non ha chiesto riforme. Il motivo è semplice ed è molto vicino al concetto di usura: io ti presto il denaro e tu in cambio mi dai il Paese con misure incostituzionali come il taglio delle pensioni dei cittadini».

Quindi è d’accordo con Tsipras, secondo cui i soldi dati alla Grecia non hanno mai raggiunto il popolo, ma sono serviti per salvare le banche europee e greche?

«È giustissimo. La Grecia non è fallita, ha un ottimo sistema turistico, le nostre esportazioni lo dimostrano, che l’aiuterebbe a risollevarsi se solamente le togliessero il cappio degli interessi sul debito. Un meccanismo a tutto vantaggio della finanza che, è bene si sappia, in questi giorni non sta perdendo soldi, anzi. Basta solamente osservare le fluttuazioni delle borse. La verità è che l’Euro è solamente un giochino finanziario per nulla agganciato all’economia reale. Tutto alla faccia dei poveretti che scendono in piazza e non sanno cosa sta accadendo».

Un giudizio decisamente controcorrente, soprattutto se a pronunciarlo è un imprenditore.

«Non voglio essere frainteso: io sono arcieuropeista. È il meccanismo con il quale è stata fatta l’Europa che non mi ha mai convinto. E la storia mi sta dando ragione: l’Europa esiste solamente quando si deve pagare. La tragedia è anche nella irresponsabilità della Commissione europea, un gruppo di burocrati che nessuno ha eletto».

Di chi sono quindi le responsabilità?

«Nel 1999 le province di Treviso e Vicenza insieme avevano il Pil del Portogallo e stavano trainando lo sviluppo italiano. Evidentemente a qualcuno non andava bene. Senza chiedere nulla ci hanno imposto l’eurotassa, che servì anche per pagare i debiti della Germania che stava affrontando la difficile riunificazione. Questo la signora Merkel non lo ricorda e, per la verità, nessuno glielo ricorda».

Lei, con Hausbrandt, esporta caffè in 70 Paesi nel mondo. Secondo lei cosa manca all’Europa per essere unita?

«Prima di tutto una vera Banca Centrale Europea che permetta una reale condivisione del debito. Che non può essere considerato greco, italiano o spagnolo. Ma di tutta l’Europa. Perché gli unici a trarre vantaggio da questa condizione sono solamente i finanzieri».

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