Morto Palazzi, Maestro dei cocktail e dell'ospitalità: inventò il Cocofungo

Centinaia i messaggi alla famiglia. Lutto anche nel mondo del calcio: è stato tra i pionieri dei ritiri estivi qui in zona

VITTORIO VENETO. Un fiume di condoglianze ha inondato il cellulare di Pierpaolo Palazzi dopo la scomparsa, venerdì sera, di papà Tonino. Qualcuno addirittura ha chiamato il cellulare dello stesso Tonino, lasciando messaggi di saluto. Un affetto che non sorprende, per una persona che ha fatto dell’accoglienza e dell’ospitalità una missione durata quasi 70 anni, di cui 39 al Terme di Vittorio Veneto e una dozzina a Castelbrando di Cison di Valmarino.

Conosciutissimo e apprezzato nell’ambito della ristorazione, dal Terme al Sansovino ai catering più importanti e da promotore degli storici circuiti Cocofungo e Cocoradicchio, Palazzi in cuor suo ha sempre tenuto stretta la sua origine di barman. Dopo esserlo stato a Milano, Bologna, Ginevra, Montecatini, nel 1960 si trasferì a Torino nel locale della vedova di Fred Buscaglione, poi al night Moulin Rouge, per poi essere assunto come capobarman al Gran Hotel Ambasciatori, uno dei rari 4 stelle dell’epoca. In quegli anni si iscrisse all’Aibes, l’associazione dei barman, di cui è stato per molti anni fiduciario veneto: partecipò anche a numerosi concorsi, vincendo l’italiano nel 1964 (con il cocktail Topless) e l’europeo nel 1972 (Riviera 72). Non a caso chiamò “Cocktail bar Palazzi” il locale che aprì e seguì personalmente nel 1988 in centro a Conegliano. E non è un caso nemmeno se molti attuali imprenditori del settore anche di primo piano, cresciuti alla sua scuola, rivendichino la loro gavetta con lo shaker e manifestino da sempre la riconoscenza al “maestro”.



Un occhio di particolare riguardo Palazzi ebbe anche per lo sport, che all’hotel Terme ha sempre trovato un ritiro sicuro. Se l’amicizia fraterna dei tempi torinesi con Beppe Bonetto, allora direttore generale del Torino, poi primo grande procuratore sportivo italiano, lo ha fatto entrare dalla porta principale nel mondo del calcio (cui era legato anche per la parentela con “Zigogol” Gianfranco Zigoni, primo cugino della moglie), il primo vero contatto di Tonino Palazzi con questo sport fu un altro: il “Genio” Fascetti, che Palazzi conobbe da ragazzo a Bologna, lavorando nel collegio dove il giovane Fascetti studiava. Si ritrovarono anni dopo, quando Fascetti, allenatore del Bari in serie A, portò la squadra in ritiro precampionato a Vittorio Veneto per più stagioni, aprendo una strada poi percorsa da numerose società professionistiche di passaggio nel Triveneto e dai Milan Junior Camp negli ultimi anni. Memorabile fu l’anno in cui, per l’indisponibilità dello stadio Barison, Fascetti pur di venire al Terme fece allenare il Bari sul terreno di Fregona, facendo scendere a piedi i giocatori quando non si erano allenati secondo le sue pretese. Si sono sentiti l’ultima volta a Natale, quando Fascetti lo chiamò per farsi quattro risate di amarcord.

Chiuso il Terme nel 2013 e richiamato a Castelbrando, Palazzi ha lasciato “il Castello” circa un anno fa, stanco e dopo aver superato già un paio di interventi al cuore. Nelle ultime settimane faticava nel sopportare la difficoltà a essere operativo e attivo come era sempre stato. Se n’è andato dopo qualche giorno di ricovero, non prima di aver salutato almeno con gli occhi la moglie Adriana, il figlio Pierpaolo con la moglie Clementina e i figli Edoardo e Enrico, cui era legatissimo. Il funerale verrà celebrato solo con i parenti più stretti. Appena possibile sarà celebrata una messa di suffragio. —

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