Morto in sala parto, risarciti i genitori

L’Usl 8 versa 400 mila euro a mamma e papà. Va avanti il processo a carico delle due ostetriche dell’ospedale S. Giacomo
Di Fabio Poloni
DEMARCHI CASTELFRANCO NUOVO INGRESSO SALE OPERATORIE OSPEDALE castelfranco pronto soccorso rianimazione ospedale..conegliano via treviso..vazzola cà vendramin
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CASTELFRANCO. Un maxi-risarcimento ai genitori del bimbo nato morto all’ospedale di Castelfranco il primo febbraio del 2012. Un somma attorno ai 400 mila euro che di certo non cancellerà il dolore, ma che ha convinto i giovani genitori a non costituirsi parte civile nel processo che sta per partire a carico di due ostetriche dell’ospedale San Giacomo, accusate di interruzione colposa di gravidanza.

«L’aspetto civilistico è stato transato»: con poche parole, a tutela della privatezza della famiglia del piccolo nato già morto, l’avvocato Sebastiano Sartoretto conferma che il risarcimento c’è stato, in questi giorni. A pagare è stata l’assicurazione dell’azienda sanitaria castellana, che ha coperto l’operato delle due ostetriche in sevizio all’ospedale San Giacomo. Non si fanno cifre precise, ma si parla di una somma attorno ai 400 mila euro. «Non ci costituiremo parte civile a processo, a questo punto», dice l’avvocato Sartoretto.

Le due ostetriche, S.T. e M.C., sono state rinviate a giudizio con l’accusa di interruzione colposa di gravidanza: saranno in aula a maggio. Già escluse dalla Procura, invece, eventuali responsabilità da parte dei medici. Il sostituto procuratore Valeria Sanzari già in agosto dello scorso anno ha chiuso le indagini sulla morte del nascituro avvenuta in ospedale a Castelfranco il primo febbraio del 2012.

Era circa l’una e mezzo di pomeriggio del primo febbraio quando M.C. e sua moglie, coppia di Riese, sono arrivati in ospedale a Castelfranco. La donna, al termine di gravidanza, si era distesa sul lettino della sala travaglio. Era alla sua seconda gravidanza: cinque anni prima aveva visto nascere la sua primogenita. Un’ostetrica l’aveva collegata alla macchina del monitoraggio. Dieci minuti di normale controllo delle contrazioni, poi l’ostetrica se n’era andata lasciando la mamma sola con il marito per una quarantina di minuti. Durante quell’attesa qualcosa è andato drammaticamente storto. Quando è arrivata la seconda ostetrica ha controllato il tracciato del monitoraggio e ha capito il dramma. Ha chiamato il medico. Il tracciato del cuoricino del bimbo era già piatto. La corsa in sala parto per un cesareo d’urgenza non era bastata a salvare il piccolo.

Il nodo delle indagini era stabilire se il nascituro potesse essere salvato e se la morte fosse stata provocata da una negligenza dell’équipe medica. Le perizie commissionate dalla Procura hanno escluso responsabilità dei medici, ma non delle ostetriche: per loro ci sarà il processo. «Siamo fiduciosi, verrà dimostrata anche la loro innocenza», dice l’avvocato Andrea Mirabile, difensore di M.C., una delle due ostetriche.

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