È morto Ferruccio Antonioli, storico fruttivendolo del centro di Treviso
Aveva 90 anni, iniziò nel 1955 con il fratello Enzo a San Leonardo. Nel 1962 il trasloco in borgo Cavour: è stato un’autentica istituzione

Una vita dietro il banco, a servire almeno 4 generazioni di trevigiani.
A 90 anni è mancato al Ca’ Foncello – l’altra notte, per l’aggravarsi delle sue condizioni – Ferruccio Antonioli, fruttivendolo, istituzione di borgo Cavour assieme al fratello Enzo.
Aveva cominciato con il fratello nel 1955, a San Leonardo, di fianco a Ca’ Spineda, ancora con il carretto con cui prendeva la frutta dal mercato allora lungo viale Cairoli, dove poi sarebbe sorto il pattinodromo, e oggi il parcheggio. Poi sarebbe arrivato il primi furgonato Fiat, condivisi con il fratello Luigi, macellaio, el becher dee sbare.
Nel 1962, il trasloco in borgo Cavour, a pochi passi da porta Santi Quaranta, dove avrebbe smesso solo meglio ultimi anni dello scorso decennio, prima del Covid, per lasciare il testimone al figlio Massimo.
Sempre disponibile affabile, molto comprensivo per le situazione di difficoltà della famiglia (quelle scontatissime cassette che a sera stranamente pesavano solo 1 o 2 chili), è stato un riferimento del commercio e della vita cittadina e certo interprete di un “essere bottega” oggi sempre più raro, nonché testimone di una Treviso certo diversa. In quella bottega si servavano anche le dynasty del quartiere, dai Monti agli Appiani; i prefetti che si succedevano nel palazzo del borgo, le famiglie illustri di Città Giardino.
Nel 2008 era stato premiato dall’Ascom con le “Aquile del commercio” per aver superato i 50 anni di attività. E alla fine, ha sfiorato i 65 anni di lavoro e di servizio alla clientela. Negli ultimi tempi si era ritirato a Spercenigo, ristrutturando un immobile.
Ma i funerali si terranno nella sua chiesa di Sant’Agnese, mercoledì 30 luglio, alle 15,30, con partenza dalla casa funeraria Trevisin di via Felissent, dove lunedì 28 e martedì 29 luglio si potrà rendere omaggio al feretro.
Fra le sue grandi passioni la boxe, praticata da giovane con il leggendario vigile urbano “Momi” Giusto.
Lascia la moglie Alda, i figli Alberto e Massimo, i nipoti Davide ed Anna, fratelli Enzo e Guido, e tutti gli altri parenti.
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