Il monastero delle suore ribelli riapre alla città con il parco terapeutico
Il caso del monastero di San Giacomo di Veglia. Il vescovo Battocchio: «Posso ascoltare le suore che se ne sono andate, ma non a casa loro. La ricomposizione non dipende da me, posso solo pregare». Il parco terapeutico era l’ultimo progetto voluto da madre Aline, oggi a San Vendemiano

Dopo le polemiche della primavera scorsa per la “fuga” (o cacciata?) delle monache, il monastero di clausura di San Giacomo riapre le porte alla città. Accoglie il Giardino Terapeutico, donato da Confartigianato, coltivato dalla cooperativa Terra Fertile, benedetto dal vescovo Riccardo Battocchio, con gli auguri della sindaca Mirella Balliana. A vegliare c’è Martha Driscoll, la madre Abadessa che sostituisce suor Aline Pereira, uscita in primavera con altre sette monache, con un seguito di polemiche. Il giardino è nato accanto al vigneto del Prosecco del Monastero, la cui produzione, con questa etichetta, è stata sospesa, perché ritenuta dirompente.
La badessa e le consorelle fuggite
Si limita a sorridere suor Martha quando le si chiede se è ricomponibile la comunità con le consorelle che muovono a San Giacomo l’accusa di essere “state cacciate”.
«Per loro continuiamo a pregare. E poi sarà quel che il Signore vorrà». Madre Martha Driscoll è stata recentemente nominata dal Papa come “consultore” della Dicastero per il clero. Un riconoscimento importante, come sottolinea anche il vescovo mons. Battocchio, svelando che «anch’io sono consultore di questo Dicastero».
Il vescovo: «Vengano da me»
Strada in salita, dunque, per madre Aline e le altre suore che hanno trovato casa a San Vendemiano e cercano una collocazione ecclesiastica, magari anche con autorizzazione vaticana. Ogni passo, però, va fatto anzitutto col vescovo. «Finora non ho ricevuto nessun invito per un incontro da parte loro» ammette mons. Battocchio.
«Ho detto che sono disposto a ascoltarle, ma non ho il progetto di andare in casa loro in questo momento. Aspetto, invece, che chiedano di vedermi». Una ricomposizione della comunità monastica sarà mai possibile? «Questo non dipende certamente da me, io posso solo pregare che ogni persona là dove si trova sia fedele a quella vocazione che il Signore le ha affidato».
Le suore a San Vendemiano
Suor Aline e consorelle vanno a messa e partecipano alle liturgie nella parrocchia di San Vendemiano, dove sono state accolte con cordialità. Dopo aver sistemato la casa in cui abitano, hanno avviato le prime attività lavorative per cominciare a garantirsi un’autonomia economica. Il Giardino Terapeutico inaugurato mercoledì era l’ultimo progetto esterno a cui si era dedicata suor Aline, trovando piena corrispondenza sia in Confartigianato che anche nella cooperativa Terra Fertile.
Ma evidentemente queste due realtà hanno deciso di continuare la collaborazione con la nuova gestione del Monastero. E mercoledì la loro presenza è stata resa ancora più autorevole dalla partecipazione della sindaca Mirella Balliana, dell’assessore ai servizi sociali Laura Ceccarini, della consigliera regionale Sonia Brescacin, dal direttore della Caritas, don Andrea Forest. E Vittorio Pucella, direttore di area di Volskbank ha assicurato la disponibilità ad altri investimenti sociali come questo. Magari ancora con Terra fertile. «Mi sorprende la loro capacità di mettere a terra un così grande numero di progetti per ridare il massimo di dignità alle persone più fragili», ha riconosciuto la sindaca Balliana.
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