Mogliano, autopsia sul corpo di Stefano, morto in canale a Venezia

MOGLIANO. «Noi, come famiglia, vogliamo sapere perché è morto Stefano, vogliamo conoscere la causa del suo decesso e rinnoviamo l’appello a chiunque abbia visto qualcosa, a farsi avanti. Venezia è piccola, tutti si affacciano alla finestra appena sentono un rumore strano: ci sembra poco verosimile che nessuno abbia visto cosa gli è successo».
Ennio Carta è il fratello di Stefano Carta, il 37enne residente a Mogliano, trovato morto all’alba dell’11 aprile, in un canale di Venezia: la famiglia cerca una risposta ed è stata autorizzata dalla Procura ad eseguire in proprio l’autopsia sul corpo del giovane uomo. Quell’esame medico legale che la pubblico ministero Patrizia Ciccarese non ha ritenuto necessario disporre, giudicando sufficiente l’esame esterno del corpo, che non ha rilevato alcuna ferita o lesione che possa far pensare a una aggressione o al coinvolgimento anche colposo di qualcuno, tanto da firmare il nullaosta per i funerali.
Stefano Carta è morto mentre stava facendo ritorno verso piazzale Roma, dopo una cena con i colleghi del “Palazzo Veneziano”, l’hotel dove lavorava da sei mesi, lui che dopo la laurea magistrale in Sociologia, aveva preso un master in Hotel Managment. Per la Procura, la sua morte non è riconducibile ad un atto violento e tutto fa presumere si sia trattato di un malore o un incidente. In ogni caso, su richiesta degli avvocati Fernanda e Armando Mantuano, la Procura ha autorizzato la famiglia ad eseguire l’autopsia, affidata al medico legale, Giovanni Ciraso.
«È per noi tutti un pensiero doloroso anche quello dell'autopsia: per me, per i miei genitori e per il resto della nostra famiglia; noi che siamo carne e sangue di Stefano. Ma prima di tutto vogliamo conoscere la verità», scrive il fratello Ennio in una lettera appello, con la quale ringrazia la pm Ciccarese per l’autorizzazione all’autopsia di parte, «Venezia ha mille occhi e mille orecchie, tutti osservano e ascoltano tutti. Chi abita o frequenta abitualmente la zona compresa tra Rio San Girolamo e le Fondamenta della Misericordia, ovvero nel canale e suo prolungamento dove la salma di mio fratello è stata ritrovata, può aver visto o sentito qualcosa. Lo preghiamo con tutto il cuore di una famiglia distrutta di contattare la Polizia».
«I fatti si restringono a un periodo di tempo compreso tra le 3 e le 7 del mattino di mercoledì 11 aprile», prosegue Ennio Carta, «non sono pochi i residenti che vanno e tornano dal lavoro, e nemmeno qualche anziano dal sonno leggero che può aver sentito qualcosa. Non è una area turistica, è una zona tranquilla dove non c'è molto rumore la notte, è possibile che qualcuno abbia visto e sentito. Attualmente come famigliari che cercano di seguire le indagini e aiutarle il più possibile non escludiamo nessuna pista, anche se il malore ci sembra poco credibile. Io e mio fratello siamo figli di un medico, siamo sempre stati molto monitorati da nostro padre, per tanti anni aiuto primario a Mestre. Per questo confidiamo molto nell'autopsia e abbiamo nominato come nostro perito il dottor Giovanni Ciraso che è criminologo e medico legale».

«Chi era con Stefano quella sera ci ha detto che stava rientrando da una cena di lavoro e non aveva bevuto molto», conclude il fratello, «sapeva nuotare molto bene, tuttavia aveva un problema al piede che gli avrebbe impedito di scappare, se aggredito, e non era praticante né di arti marziali né sistemi di autodifesa, anzi di carattere molto pacifico: così non lo ricordo solo io, ma tutti i suoi amici insieme ai quali abbiamo anche creato un gruppo su Facebook chiamato "ricordando Stefano Carta" e tramite il quale spero anche di raccogliere elementi utili per la ricerca della verità».
I risultati dell’esame autoptico potranno essere acquisiti dalla Procura, che - al momento - non pare nutrire dubbi sull’origine naturale della morte dell’uomo.
(ha collaborato Matteo Marcon)
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso