Migranti, controlli sulla Coop Treviso unica a non fare soffiate

Inchiesta per gravi irregolarità su Ecofficina che gestiva la Zanusso di Oderzo Il prefetto Laura Lega: «Abbiamo fatto come sempre il nostro dovere»
Doro agenzia foto film oderzo prefetto Lega caserma zanusso
Doro agenzia foto film oderzo prefetto Lega caserma zanusso

«Abbiamo fatto solo il nostro dovere». Di più non vuole aggiungere Laura Lega, ex prefetto a Treviso da poche settimane trasferitosi a Firenze, su quanto sta emergendo dall’inchiesta condotta dalla Procura di Padova sulla cooperativa Ecofficina, che nella Marca aveva in gestione la caserma “Zanusso di Oderzo”. Dall’indagine condotta dai carabinieri emerge con chiarezza come a Treviso non avessero trovato sponda i sistemi utilizzati dai vertici della cooperativa che a Padova e a Venezia riusciva invece a farsi anticipare le date in cui sarebbero state svolte le ispezioni sanitarie.

l’inchiesta

Per tre anni il Nucleo investigativo dei carabinieri ha ricostruito la vita all’interno dei centri di accoglienza del Veneto, ora raccolta nelle carte dell’inchiesta appena chiusa dal procuratore capo di Padova, Matteo Stuccilli, e dalla sua sostituta Federica Baccaglini, che hanno inviato sette avvisi di garanzia ad altrettanti indagati, compresi i vertici di Ecofficina (oggi Edeco), la coop che dal 2015 in poi ha gestito i principali hub della nostra regione.

i controlli

Anche nella Marca, dove Ecofficina aveva ottenuto la gestione della caserma Zanusso ad Oderzo, erano presto emersi problemi gestionali. «La prefettura di Treviso», hanno scritto i carabinieri, «seppure anch’essa in difficoltà per il continuo arrivo di richiedenti asilo, era più attenta alle condizioni di vita dei migranti e all’eventuale sovraffollamento della struttura, impartendo specifiche disposizioni sul lavoro che la cooperativa doveva effettuare. Allo stesso tempo non adottava iniziative finalizzate a tutelare oltre ogni modo Ecofficina, come preavvisare le ispezioni o tollerare inadempienze». E questo al contrario di quanto avveniva nelle province di Padova e Venezia, dove la cooperativa sembra aver goduto di importanti appoggi istituzionali.

le soffiate

Dalle diverse testimonianze raccolte dagli inquirenti è emerso che quando capitavano visite prefettizie o parlamentari «normalmente venivamo avvisati con congruo anticipo e quindi avevamo modo di organizzare il servizio: per esempio se a Cona eravamo 8-10 operatori, in occasione dei controlli arrivavamo anche a cinquanta». Questo era il meccanismo ricostruito dagli inquirenti: Ecofficina riceveva dall’amministrazione la «soffiata» dell’ispezione in arrivo, e mandava il personale dalle altre strutture. In quelle occasioni «veniva richiesto il cibo preferito dagli ospiti, venivano organizzati pullman per portare i migranti a Padova (…) il campo veniva riordinato, pulito e talora tinteggiate le strutture, e venivano create all’occorrenza delle attività».

G.B.

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