Michela e la lunga attesa a casa Poi gli amici: «Fabrizio è morto»

Bortolin, 47 anni, di Santa Lucia lascia la moglie e la figlia di 20 mesi. «A settembre dovevamo festeggiare il nostro decimo anniversario». Il sindaco: «Dobbiamo aiutare questa famiglia»
Di Diego Bortolotto

SANTA LUCIA DI PIAVE. La moglie Michela era a casa ad attenderlo, insieme alla loro piccola Valentina, la figlia di venti mesi. Era passata da poco l’una della notte tra sabato e domenica. Ma a bussare alla porta della loro casa in Via Lovadina, non era Fabrizio. Erano gli amici, venuti a dirle cosa era successo al Molinetto della Croda. Venuti a dirle del disastro: «Noi eravamo con l’acqua alla gola, Fabrizio poi non l’abbiamo più visto».

Fabrizio Bortolin 47 anni, impiegato responsabile dell’ufficio tecnico della HT di Susegana, era stato inghiottito dal torrente sotto i loro occhi. Uno degli amici si era appeso a un palo, per resistere alla corrente. Fabrizio era stato trascinato via dalla forza dell’acqua. La moglie ha cercato di raccogliere informazioni, nella speranza che fosse ricoverato in qualche ospedale, che fosse tra i feriti. Ma quando, poco più tardi, si è presentata la pattuglia dei carabinieri, la speranza si è definitivamente spenta, il dramma è diventato realtà.

Michela Biz Da Re ha gli occhi gonfi per le lacrime, non ha potuto dormire, è distrutta dal dolore. A lei, insieme al fratello di Fabrizio, nella notte è toccato riconoscere il corpo, che nel frattempo era stato trasferito nell’obitorio di Conegliano.

Ieri tutti in famiglia cercavano di distrarre la piccola Valentina che cercava papà. Lo cerca nel suo album di fotografie, che inizia con gli scatti del battesimo. Papà sorridente con in braccio la bimba, un padre e marito amato, che con Michela e Valentina aveva coronato il sogno di una vita. Il ritratto di una famiglia felice, spazzata via da quel torrente in piena, che ha travolto tutto e tutti al Molinetto della Croda.

L’impiegato di Santa Lucia è stata l’ultima vittima ritrovata tra le quattro inghiottite dall’acqua e dal fango.

«Il prossimo 11 settembre sarebbe stato il nostro decimo anniversario di matrimonio», dice la moglie Michela. Si erano sposati nel 2004 nella chiesa di Ramera, paese d’origine della famiglia di Fabrizio, dove tuttora vivono i genitori settantenni, il papà Artemio Bortolin artigiano edile, e la mamma Anna Da Col. Fabrizio aveva anche un fratello, Daniele di 42 anni. E qui, a Ramera, sarà celebrato il funerale: i famigliari lo hanno già deciso, anche se ancora non sanno quando potrà essere.

Nella casa di via Lovadina il giorno dopo la tragedia parenti e amici vanno e vengono, per portare un abbraccio, un messaggio di cordoglio.

A fare visita alla famiglia tra i primi è stato don Francesco, parroco di Ponte della Priula. Via Lovadina, a pochi passi dal greto del fiume Piave, è al confine tra i territori di Susegana e Santa Lucia. Anche il sindaco di Santa Lucia, Riccardo Szumski ha portato alla famiglia il cordoglio dell’intero paese. Il Comune si è già attivato e lanciato un appello alla cittadinanza. «Abbiamo un’orfana di 20 mesi e una vedova senza lavoro», dice il sindaco, «faccio un appello a chi potesse offrire un lavoro alla nostra concittadina, perché è nella difficoltà si vede il vero cuore di una comunità».

Quello che più conta in questi momenti è stare vicino a Michela: a lei in una notte di agosto è crollato il mondo addosso, mentre la sua vita era piena di progetti, con Fabrizio facevano un passo alla volta per raggiungere la serenità. Appena a giugno scorso la coppia aveva finito di sistemare e arredare la cucina, avevano tutta la vita davanti per fare della loro casa il luogo più accogliente nel quale crescere la loro bimba. E adesso di Fabrizio rimangono i tanti ricordi ,in quella casa.

Con il suo lavoro portava avanti la famiglia, da anni era impiegato alla HT di Susegana; nell’azienda, che produce resistenze, era responsabile dell'ufficio tecnico. Venerdì era stato il suo ultimo giorno di lavoro. Aveva iniziato le ferie e dopo Ferragosto con la moglie e la bimba sarebbero andati a fare una settimana di vacanza al mare, a Bibione. Nei momenti liberi aiutava nel lavoro nei terreni di famiglia coltivati a mais davanti a casa. Aveva una grande passione per la Vespa, ne aveva due ed era stato tra i promotori del gruppo “Amici delle vecchie glorie”, la sede al bar Mozart di Bocca di Strada.

Amava le gite in Vespino con gli amici: le passioni semplici di un marito e di un padre che era uscito per una festa di paese, e non ha più fatto ritorno.

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