Mefedrone, nei guai l'ultradestra
Indagati Alberto Nascimben, leader di Lotta Studentesca e Mattia Rizzetto

Da sinistra Mattia Rizzetto accanto Alberto Nascimben Un corteo di Lotta studentesca
Alberto Nascimben. Mattia Rizzetto. Nomi legati a Forza Nuova, a Lotta Studentesca, agli ambienti della giovane destra trevigiana. Ci sono anche loro due fra gli indagati in questa vicenda. Le abitazioni dei due sono state perquisite, e contestualmente ai ragazzi è stato notificato un avviso di garanzia. Il riserbo degli investigatori, come si dice in questi casi, è massimo. I nomi che spuntano dall'indagine, però, puntano a destra.
La questura lo aveva ammesso già dal primo giorno: i nomi coinvolti nella vicenda sono tutti (o quasi) riconducibili a un «certo ambiente», quello dell'ultradestra giovanile. Suona beffardo, come un contrappasso dantesco, leggere oggi le lettere contro la droga e gli interventi sui blog (ne pubblichiamo uno qui a fianco) a firma proprio di Alberto Nascimben. Ora il ragazzo e il suo legale dovranno chiarire la posizione in merito a questa vicenda. Nascimben, vent'anni, è il responsabile regionale di Lotta Studentesca, associazione "collegata" a Forza Nuova. Sempre con Forza Nuova, inoltre, Alberto ha un legame diretto: è stato candidato per il partito di Roberto Fiore alle regionali del 28 e 29 marzo 2009, inserito nelle liste trevigiane. Anche il nome di Rizzetto è legato agli stessi ambienti: Mattia è il responsabile provinciale di Lotta Studentesca. Nelle foto dei due ragazzi che si trovano su Facebook, abbondano le immagini di saluti a braccio teso, svastiche e tatuaggi che non hanno bisogno di interpretazioni, dal punto di vista del credo politico. Visto l'ambiente, ben conosciuto dalla divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura di Treviso, sarà proprio la Digos a coordinarsi con la squadra mobile per sbrogliare la matassa di amicizie e intrecci che stanno dietro la rete di produzione e di spaccio gestita - secondo la polizia - dai fratelli Alberto e Riccardo Ongaro. Una rete gestita con incredibile spregiudicatezza, con un istinto criminale che stride con la giovanissima età dei coinvolti. Al vertice i due "fratelli", con tre giovani chimici russi arruolati per modificare la sostanza e un plotone di una decina di spacciatori di primo livello: secondo la questura, è l'organigramma della banda. «Tanto non ci scopre nessuno»: questo, racconta la polizia, è ciò che i giovani pensavano mentre il business cresceva. Si sbagliavano. (f.p.)
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