«Me l’ha uccisa, non lo perdonerò mai»

Parla Claudio Zanchetta, fratello di Giacomina ammazzata dal marito Raffaello Salvador: «Lui quel giorno ci telefonò»
Di Francesca Gallo
Borin Vittorio Veneto Giacoma Zanchetta
Borin Vittorio Veneto Giacoma Zanchetta

VITTORIO VENETO. «Non perdonerò mai Raffaello per aver ucciso mia sorella Giacomina». Claudio Zanchetta ha pronunciato ieri poche parole ma dure nei confronti del cognato Raffaello Salvador 72 anni, che giovedì scorso ha sparato alla moglie Giacomina Zanchetta, 67, prima di suicidarsi. «Raffaello l’ha ammazzata dopo aver parlato con me al telefono», svela Claudio Zanchetta, «quel giovedì gli avevo pure regalato un libro. Non posso accettare una cosa simile. Chi non ha rispetto per la vita altrui non merita pietà». Ieri mattina Claudio è stato portato in ospedale per una colica. Una crisi legata allo stress di questi giorni d’inferno vissuti tra il dolore per la perdita della sorella e le angosciose domande sul perché della mattanza. Nella villetta in via Da Verrazzano, dove vive Claudio con la moglie Luigia, ieri erano riuniti tutti i familiari. C’erano anche Giovanni e Sabrina, i figli di Giacomina e Raffaello Salvador. Proprio Giovanni e lo zio Claudio erano stati i primi a scoprire venerdì i corpi senza vita dei coniugi nella cucina della villetta bifamiliare di via del Lavoro 126.

«Non ci posso credere, mia moglie Luigia era stata a casa loro proprio giovedì mattina», racconta ancora Claudio, «gli aveva portato un libro su Vittorio Veneto che Raffaello desiderava. Lo avevo comprato io». Le famiglie erano molto unite. Si vedevano spesso e quasi ogni giorno di sentivano al telefono. A Pasquetta si era ritrovati tutti insieme a mangiare, una bella riunione di famiglia. Nessuno immaginava la tragedia della gelosia esplosa nella cucina di casa Salvador ai Santi Pietro e Paolo. «Mia sorella era tranquilla quella mattina. Non abbiamo notato niente di strano. Né mia moglie che li ha visti, né io che ho sentito al telefono mio cognato». Claudio racconta che sua sorella e la moglie si vedevano tutti i giorni. Erano cresciute insieme. Giacomina aveva dieci anni quando hanno iniziato a frequentarsi. «Non ho mai sentito che dicesse che aveva paura di essere ammazzata», aggiunge il fratello, «non le ho mai sentito dire che aveva i giorni contati. Neanche in parrocchia e fra le amiche intime che abbiamo sentito. Altrimenti saremmo intervenuti subito. Nessuno poteva immaginare cosa covasse nell’animo di Raffaello».

Certo, c’era quella gelosia eccessiva di Salvador che aveva a poco a poco confinato in casa la moglie. Un sentimento morboso e possessivo che aveva anche fatto alzare le antenne al figlio. «Mia madre mi diceva: tuo padre non mi lascia far niente, mi controlla», ha rivelato Giovanni Salvador a “La Tribuna”, «lui l’ avrebbe voluta sempre in casa. Io le avevo detto di avvertire se passava il limite. Non mi ha mai detto niente, altrimenti mi sarei mosso. Tra l’altro facevano sempre tutto insieme. Si volevano bene. La gelosia c’era. Anche se non era mai stato violento con mia madre».

«Sapevamo di qualche piccolo litigio», fa eco Claudio Zanchetta, «ma mia sorella aveva di natura un carattere allegro e ci passava sopra».

Chiuso nel dolore Dino, l’altro fratello di Giacomina. Anche lui ex militare nell’Aeronautica come il cognato Raffaello Salvador e corista coma Giacomina nella parrocchia di Santi Pietro e Paolo. «Non mi sembra vero, è tutto assurdo», ripeteva ieri con gli occhi gonfi di pianto nella sua casa di via Fusinato. «Mia sorella mi mancherà tanto. Martedì erano venuti da noi. Con Raffaello avevamo guardato i quadri che avevo in casa. Con mia sorella avevo cantato all’ultimo funerale il 27 marzo scorso. È stata la sua ultima esibizione. Raffaello geloso? Non voglio aggiungere altro».

La famiglia vive queste ore in una sorta di sospensione. Attendono l’autopsia e il via libera del magistrato per fissare la data dei funerali. Di fronte a loro hanno una decisione difficile da assumere. «No, non abbiamo ancora deciso se fare un’unica celebrazione funebre o due funerali distinti. Decideremo quando sarà il momento», fanno sapere i familiari, «quel che è certo è che saranno sepolti nel cimitero di Ceneda».

Intanto nel quartiere la gente si interroga sulle ragioni dell’omicidio-suicidio. I coniugi Salvador erano molto conosciuti, soprattutto Giacomina, attiva in parrocchia. Domenica nelle messe festive il parroco don Fabrizio Mariani ha solo fatto un accenno indiretto al fatto di sangue. E proprio la parrocchia di Santi Pietro e Paolo vuole ricordare i due coniugi con una veglia di Preghiera. Don Fabrizio Mariani ha riferito che la organizzerà a ridosso dei funerali.

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