Maxisequestro di sigarette «cinesi» tossiche
Stoccate nel magazzino 4,3 tonnellate di false Marlboro. Il procuratore: attentato alla salute

Le sigarette tossiche sequestate con la merce taroccata dalla Guardia di finanza
ALTIVOLE.
Sigarette, tonnellate di sigarette. I finanzieri erano a caccia di capi di abbigliamento "taroccati", ma in un laboratorio tessile in zona industriale hanno trovato qualcosa di ben più grosso: un vero deposito di «bionde» contraffatte, 212 mila pacchetti, 4,3 tonnellate. Marlboro false, made in China, con concentrazioni fuorilegge di catrame, nicotina e monossido di carbonio.
Sono arrivate dalla Cina via mare seguendo chissà quale rotta, in un viaggio durato mesi per far perdere le tracce dei container. Ora le sigarette erano destinate alla vendita in tutto il Nordest, sottobanco, soprattutto nei bar e ristoranti cinesi, ma non è da escludere che finissero anche in qualche tabaccheria. Avrebbero fruttato circa un milione di euro: una miniera d'oro, considerato che il singolo pacchetto ha un costo di produzione attorno ai cinquanta centesimi. Su ciascuno c'è il sigillo dei monopoli di Stato contraffatto (imposta evasa per circa 740 mila euro): Marlboro rosse e «gold» uguali alle originali, almeno alla vista. Dalle prime analisi qualche differenza c'è, ed è di quelle che fanno drizzare i capelli: presenza di catrame del 75% più alta rispetto alle originali, nicotina +28%, monossido di carbonio +63%. «Potrebbe configurarsi il reato di attentato alla salute», dice il procuratore capo Antonio Fojadelli, ma l'indagine è agli inizi e al momento c'è solo una persona denunciata per contrabbando e contraffazione di sigilli e marchi di fabbrica: A.Y., trent'anni, la cinese che ha in affitto il laboratorio tessile trasformato in deposito. Ora l'obiettivo dichiarato degli inquirenti è quello di ricostruire la rete criminale che c'è dietro questa scoperta, il più grosso sequestro in un deposito mai effettuato nella Marca. «Mai avremmo immaginato di trovare una situazione del genere - dice il colonnello Claudio Pascucci, comandante provinciale della guardia di finanza - la presenza di un deposito rappresenta un salto di qualità della presenza criminale cinese sul nostro territorio». Nessuna connotazione razzista, ci mancherebbe, anche se «dietro tutto questo - dice Pascucci - c'è un forte contesto di "protezione etnica". Lì a fianco c'è un altro laboratorio, non potevano non sapere. Ma nessuno ha parlato». Fojadelli parla di «infiltrazioni di malavita organizzata». Probabilmente la scelta logistica di Altivole come base per il deposito non è casuale: è il comune a più alta densità di immigrazione cinese. Secondo motivo: serviva un "magazzino" vicino allo snodo di Padova, considerato un crocevia del Nordest per attività del genere, ma fuori dalla zona calda (e controllatissima) del centro patavino. Zona tranquilla, vicina ma non troppo a Padova, e dove tutti avrebbero fatto finta di non vedere: l'area industriale di Altivole è stata considerata perfetta. In quel capannone c'erano i segni di manovra dei camion che quasi certamente hanno movimentato le «bionde». I finanzieri cercavano capi di abbigliamento contraffatti, il maxi-sequestro di sigarette ha fatto passare in secondo piano quello di 6.500 paia di scarpe Nike e Hogan "taroccate", valore di mercato prossimo al mezzo milione di euro.
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