Matrimoni gay e coppie di fatto: scritta omofoba davanti a casa Cabino

«No omosex insegnata nelle scuole, vergogna». La scritta, sgrammaticata, è apparsa ieri in viale Nazioni Unite, di fronte all’abitazione dell’assessore alla cultura e alla scuola Anna Caterina Cabino. Il messaggio, a caratteri rossi, non lascia molti dubbi. Da mesi tengono banco infatti le polemiche sui nuovi corsi di educazione sessuale nelle scuole, accusati da parte del mondo cattolico di aprire alle coppie omosessuali. Molte anche le famiglie che in diverse scuola hanno sollevato il problema. E proprio in questi giorni la giunta ha trascritto le prime nozze gay, celebrate all’estero da una coppia di trevigiani, vicenda che Cabino ha seguito in prima persone, avendo il referato delle politiche demografiche.
Al di là del contenuto del messaggio, a preoccupare è la location della scritta, chiaramente rivolto all’assessore, che abita a pochi metri. Il sindaco Giovanni Manildo ha subito diramato una nota, in cui esprime «piena solidarietà» e parla di atto «inaccettabile, perché intimidisce le istituzioni, e non rientra nella dialettica politica».
L’assessore Cabino parla di «gesto di intolleranza e di ignoranza». E aggiunge: «Permane un atteggiamento fuori dal tempo, che non è in sintonia con il sentire profondo delle coscienze», Preoccupata? «No, preoccupa quello che sta succedendo a Parigi e in Francia, che è l’attacco alla libertà di stampa e di espressione», risponde, «sono serena e tranquilla, so che tanti sostengono la politica dei diritti, della libertà, del rispetto di tutti». Ha dei sospetti? «Non posso che pensare a gente intollerante». Oltranzisti e ultrà cattolici, vista la scritta e il legame con le polemiche sui corsi di educazione sessuale? «No, scrivere cose simili non ha nulla a che fare con la religione, io credo nella preghiera a Dio di Voltaire, espressa dalla ragione: il fanatismo non è religione, ma pornografia».
Anche Manildo è intervenuto sulla libertà di pensiero: «Deve essere sempre garantita, ma deve manifestarsi in forme e modi in grado di garantire al tempo stesso il rispetto», ha detto, «Un linguaggio aggressivo che cerca di intimidire le istituzioni non è certo espressione della democrazia e della normale dialettica politica».
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