Mario Vardanega addio a un uomo d’arte

È morto a 86 anni uno dei fratelli delle Industrie Cotto Pittura, musica e scultura tra le sue grandi passioni

Possagno

Persona schiva e riservata nella vita, Mario Vardanega, 86 anni di Possagno, se n’è andato in punta di piedi, con discrezione, come aveva vissuto. Qualche acciacco, ma nulla avrebbe fatto presagire la morte improvvisa, avvenuta nel tragitto verso l’ospedale nella giornata di giovedì.

Nell’epigrafe con cui la famiglia annuncia la dipartita serena del proprio caro, un angelo realizzato da lui stesso, che sembra accompagnarlo: uomo di grande fede, d’animo buono, mai un gesto sopra le righe, una parola urlata, viene ricordato per l’amore per la famiglia e le sue doti artistiche, che sin da piccolo ha espresso, con forza e passione e che è riuscito sempre a coltivare, nonostante gli impegni lavorativi. Era dei Vardanega dei Biduin, “menda” che arrivava dal padre Giovanni. Negli anni ’50 aveva fondato con i fratelli Luigi (Gigi), Pietro, Giacomo, Lino e Bruno e papà Giovanni, la Fornace Coe, molti anni innovativo modello di riferimento. Partecipa al processo storico di fusione delle fornaci Vardanega-Cunial, nel 1998, segna un passo non facile per la comunità di Possagno, ma che permette la nascita dell’attuale Industrie Cotto Possagno, azienda leader nel settore. «Ha sempre mantenuto l’impegno in azienda, ma la sua anima era l’arte», racconta il figlio Franco, «papà era una persona molto sensibile. Ha avuto una famiglia illuminata, che quando si è accorta delle sue potenzialità, gli ha dato la possibilità di studiare ciò per cui era nato, ma non sempre la vita da artista è stata facile: ci si aspetta che siano sempre forti, ma proprio perché hanno un’intelligenza particolare, colgono anche le fragilità della vita».

Un talento che scopre da piccolo, per una frattura che lo costringe a stare fermo in una famiglia «tutta poenta e argilla». L’argilla diventa la sua compagna di strada: molti i ritratti che ha fatto ai possagnesi e le sue Madonne sono conservate in vari santuari di preghiera, tra cui Domegge di Cadore. Amico di Marcello Pirro, ha fatto mostre a Firenze e Milano, spronato dall’amico Rino Ronzani: nella sua arte amava osare, arrivando a fine carriera all’astrattismo. Uomo di cultura, nel suo studio di via Olivi aveva come compagnia i classici greci, la filosofia, la musica di Arnold Schoemberg e lui stesso componeva musica dodecafonica, era appassionato di ciclismo. Lascia la moglie Gina, 83 anni di Cavaso, cugina del sindaco Gino Rugolo, i figli Guido, Lucio e Franco e una famiglia numerosa. Era lo zio di Alessandro Vardanega, ex presidente di Unindustria Treviso. —

Maria Elena Tonin

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