Mario, Carla, e gli altri mille ottantenni: cominciata nella Marca la vaccinazione di massa

TREVISO. Sono le 6 del mattino, e la temperatura all’esterno è ampiamente sotto lo zero, quando i volontari accendono il riscaldamento del bocciodromo di Lancenigo, piena zona industriale, fino a un anno fa teatro di appassionate partite, cene, eventi, feste della birra. L’inizio delle operazioni è previsto per le 8.30, ma un’ora prima ci sono già alcuni anziani in fila, così il “Vax Point” di via Nobel apre le sue porte in largo anticipo e accoglie in un salone i classe 1941 convocati dall’Ulss. Nessuno si lamenta della temperatura: l’organizzazione è impeccabile, dentro fa già caldo. La maggior parte arriva con mezzi propri, qualcuno accompagnato dal figlio, qualcun altro dalla moglie, come Marcello e Anna Maria di Maserada, sposati da 57 anni. Lei si commuove perché pensa alle fragilità del marito, «e io non voglio perderlo, il mio uomo», vivere con l’incubo del Covid è stato pesante, oggi è toccato a lui vaccinarsi, lei - un anno più giovane - sarà chiamata a breve.

La giornata
È la prima giornata della campagna di vaccinazione di massa nell’Ulss 2, aprono i Vax Point di Lancenigo e di Riese. Significa che dopo il personale sanitario, dopo gli ospiti e gli operatori delle case di riposo, tocca ai comuni cittadini, convocati per forza di cose a partire da un anno preciso, il 1941, secondo data di nascita partendo da gennaio, con la promessa che nessuno resterà escluso, nemmeno i centenari. Servirà pazienza: «Dipende da quando arriveranno le dosi, impossibile dire quando avremo vaccinato tutti» ripete il dg dell’Ulss, Francesco Benazzi, e l’impressione è che un cinquantenne senza patologie dovrà aspettare (almeno) l’estate per ricevere la sospirata puntura.

L’organizzazione
E che sia solo un problema di dosi si vede, perché la macchina della vaccinazione è impeccabile. Veloce, organizzata, rodata. Se i vaccini ci fossero, la “struttura” sarebbe in grado di lavorare 24 ore su 24 e immunizzare tutti nel giro di quattro mesi. I cittadini sono convocati via sms o via lettera, anche poche ore prima dell’appuntamento (c’è chi dice di aver ricevuto l’invito soltanto il giorno prima). All’ingresso misurazione della temperatura, registrazione del nome. Poi un operatore indica la postazione libera (a Villorba ce ne sono sei). Puntura con dose Pfizer-BionTech, quindici minuti di attesa, poi si torna a casa. I primi due a ricevere la loro dose sono Mario Vivian, di Treviso, e Carla Cavallin, di Preganziol. Mario sogna le Tre Cime di Lavaredo: ricorda una delle più belle escursioni con il gruppo di ragazzi disabili che accompagnava in gita, spera di rivederli presto. Carla chiede solo di tornare «alla solita vita», strappata via un anno fa. Ricevere un’amica a casa senza paura di farsi male. Percentuale di adesione? Non ci sono ancora i dati aggiornati, ma l’impressione è che sia altissima. Bilancio: 1.078 dosi somministrate ieri di cui 1.009 prime dosi a soggetti nati nel 1941 (tra Riese e Villorba), tre seconde dosi a operatori sanitari o di Rsa, e 66 prime dosi al Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto. —
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