Marianna Cendron, la Procura di Treviso verso l’archiviazione

Il 7 settembre si discute la richiesta dei legali di risentire il vicino di casa Renzo e il fidanzato Michele

TREVISO. Il 7 settembre il Tribunale di Treviso, nonostante le forti resistenze da parte della famiglia, potrebbe mettere la parola fine alla vicenda di Marianna Cendron: è infatti in calendario l’udienza per discutere dell’opposizione (presentata dai due legali della famiglia, gli avvocati Stefano Tigani e Piero Coluccio) alla richiesta di archiviazione avanzata nuovamente dalla Procura di Treviso. Il problema, secondo la Procura, è che nonostante il supplemento di indagine chiesto e ottenuto dai legali un anno fa l’inchiesta non ha fatto passi in avanti. La scomparsa della giovane, sparita nel nulla una sera di febbraio del 2013 a 18 anni, resta un mistero insondabile: visti i recenti fatti di cronaca, è stata battuta anche la pista del “dark web”, ipotizzando un rapimento da parte di organizzazioni segrete che agiscono nei meandri di internet, senza tuttavia riuscire a portare a galla alcun elemento concreto. Dalla Procura filtra quindi un deciso pessimismo: salvo colpi di scena, il 7 settembre si deciderà per l’archiviazione del caso.

I legali insistono tuttavia affinché siano battute alcune piste che, finora, non sarebbero a loro dire sufficientemente prese in considerazione. Partendo col risentire il vicino di casa. «Crediamo che almeno si dovessero risentire Renzo Curtolo, il vicino di casa da cui Mary viveva ultimamente, e Michele, il fidanzatino di Marianna, perché le contraddizione sono tante» spiega l’avvocato Tigani. «Resta un mistero il secondo telefono trovato e collegato a Marianna: ne ha parlato soltanto Renzo, che il giorno prima della scomparsa, a quel numero, viene contattato da un misterioso deejay di Paese. Senza una motivazione convincente. E quel telefono era assieme a quello di Marianna il giorno della scomparsa. Non sono dettagli da poco, e non sono mai stati spiegati. Risentire Renzo servirebbe quantomeno ad avere qualche risposta».

L’indagine sulla Cendron, come molte altre, rischia di soffrire l’eterno “sovraffollamento” della Procura di Treviso: «Ce ne rendiamo conto», spiega Tigani, «ma non è colpa nostra. Una storia del genere, se venisse archiviata davvero, lascerebbe l’amaro in bocca. Nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa si è indagato per allontanamento volontario, ma è una motivazione alla quale non abbiamo mai creduto».
 

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