«Macché reliquie quelli non sono i resti della santa»

La conferma da Roma Le spoglie di Campocroce oggetto di devozione non sono riconducibili all’imperatrice Pulcheria 

MOGLIANO

Quella che attribuisce a Villa Rigamonti la custodia esclusiva delle reliquie di Santa Pulcheria, imperatrice dell’impero romano d’Oriente, sarebbe “fake news” ante litteram. Alla vigilia della solenne traslazione del reliquiario dalla sede ormai storica del compendio seicentesco (peraltro preda di recenti atti vandalici) verso la più protetta chiesa parrocchiale di San Teonisto e compagni Martiri, una verifica sull’autenticità delle spoglie arriva direttamente dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Il ricercatore Alessandro Bonfiglio per conto del monsignor Stefan Heid, rettore dell’istituto universitario della Santa Sede, inserisce la vicenda all’interno di una pratica, molto in voga in quegli anni, legata all’attività dei cosiddetti “corpisantari”. I documenti storici attribuiscono l’arrivo delle reliquie, a questo punto presunte, nelle campagne moglianesi dal 1672 come dono del cardinale Gaspare Carpegna alla nobil donna Maddalena Donà delle Rose, per essere poi trasferite in villa Rigamonti nel 1799. Le spoglie, considerate quelle della santa imperatrice di Costantinopoli morta nel 453 d.c. provenivano dalle Catacombe di Priscilla a Roma. «È impensabile che i resti dell’imperatrice Pulcheria riposassero nel cimitero di Priscilla» commenta categoricamente Bonfiglio, rispondendo alla richiesta di un cittadino di Campocroce «e se di omonimia si tratta, non abbiamo a che fare con una martire romana autentica. Nella catacomba di Priscilla non sono mai esistiti martiri con questo nome. Il caso rientra senza ombra di dubbio nel fenomeno dei cosiddetti “corpisanti”; molto in voga nell’età della Controriforma cattolica e consistente nel prelievo di resti umani dalle catacombe romane, secondo alcuni discutibili criteri che li avrebbero identificati come reliquie di martiri storici. Queste reliquie non autentiche venivano donate, come corpi interi o come singole ossa, alle diverse chiese (o cappelle private) che ne facevano richiesta». Insomma le attenzioni devozionali addensate attorno alla recente “riscoperta” del patrimonio di Villa Rigamonti, rischiano di essere mal riposte.

«Il “corposanto” di Pulcheria» conclude l’accademico «ha solo un interesse antiquario, non agiografico o culturale». Resta intatto l’alone di mistero sulle circostanze della morte della sconosciuta. Dalla notte dei tempi è venuta ad alimentare la fede popolare moglianese e l’orgoglio, assumendo le sembianze – seppure involontarie – di una grande imperatrice: anche priva di corona regale ad ella va il rispetto meno chiassoso e il diritto di riposare, finalmente, in pace.

M. M.

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