Lutto a Cessalto: professore morto poco dopo il ricovero, esposto dei familiari «Va fatta chiarezza»

CESSALTO. Se n’è andato il Professore in una notte di metà agosto, in una stanza del reparto di Cardiologia dell’ospedale Ca’ Foncello. Lui che amava le stelle e le raccontava ai bimbi, ha forse inseguito per l’ultima volta la scia di un astro cadente e poi si è spento. Antonio Martorana, 78 anni il prossimo 23 settembre, è morto alle 4.30 della vigilia di Ferragosto.
Originario e ancora legatissimo alla sua Bagheria, viveva a Cessalto in via Fermi, dopo aver abitato a lungo a Ceggia. Sulle cause del suo decesso si accumulano i dubbi delle figlie Elena e Giusy e della moglie Lina. Cosa è successo in quelle ore di ricovero, prima all’ospedale di Oderzo e poi in quello di Treviso?
La situazione è stata sottovalutata? Domande che i familiari, assistiti dagli avvocati Matteo Giuseppe D’Anna e Walter Drusian, hanno posto alla Procura in un esposto presentato il 14 agosto. Chiedono che si faccia chiarezza, che si accertino eventuali responsabilità. E nel frattempo piangono un marito, un padre, un nonno dalla «cultura infinita e dai modi gentili». Con loro amici e conoscenti del Professore, come lo chiamavano tutti con stima..

“Senza urgenza”. A ripercorrere le ultime ore del padre è Elena. «Il 13 agosto, di buon mattino ho ricevuto la telefonata di papà. Mi diceva di aver avuto una notte agitata: vomito, tachicardia e un malessere generale che ancora lo accompagnava. L’ho invitato a rivolgersi subito al suo medico di base. Mi ha ascoltato». Martorana ha telefonato al medico. «Chiami subito il 118». Un’ambulanza è stata mandata in via Fermi e Martorana portato al Pronto soccorso di Oderzo. Qui è stato sottoposto ad accertamenti, poi alle 16 si è deciso il trasferimento al Ca’ Foncello. Elena con il marito Igor Zornetta si è precipitata a Oderzo.
«Papà stava per salire in ambulanza». Per tranquillizzare la figlia ripeteva: «Tutto a posto, non ti preoccupare». Il colloquio col medico rivelava tutt’altro: «Gli esami hanno riscontrato un forte ingrossamento dell’aorta con versamento e insufficienza renale. Lo abbiamo trasferito alla Cardiologia di Treviso, molto più attrezzata». «Dobbiamo correre al Ca’ Foncello?». «Non c’è urgenza. Suo padre sarò operato in serata o domani».
Il trasferimento. Rassicurati, ma non troppo, marito e moglie sono partiti per il Ca’ Foncello. Qui Martorana era stato sistemato in una stanza della Cardiologia, monitorato attraverso degli elettrodi. «Domani mattina il medico deciderà il da farsi», la risposta di un’infermiera alle domande pressanti di Elena e di Igor. Il Professore sembrava essersi ripreso. «Aveva recuperato un buon colorito», lo ricorda la figlia, «Come suo solito si prestava alla battuta di spirito e alla citazioni erudite».
Doppia laurea, una in farmacia e l’altra in storia e filosofia, aveva preferito all’attività dietro il bancone dei medicinali quella dell’insegnamento. Seguitissime e mai banali le sue lezioni di chimica. Anche adesso che era in pensione, continuava a insegnare. Aveva già preparato le scatole di esperimenti da fare con i bimbi della Montessori School del Veneto Orientale, frequentata dal nipotino Isaia, alla ripresa delle lezioni.

Quella notte. Alle 4.30 del 14 agosto arrivala chiamata dal Ca’Foncello: «Venite subito». Poi l’incubo nelle parole del medico: «Ho tentato una manovra, ma inutilmente». Martorana era morto. La figlia è convinta che «i medici di entrambi gli ospedali abbiano tenuto una condotta non adeguata, né tanto meno corretta e tempestiva rispetto alla gravità delle condizioni di mio padre». Subito la denuncia ai carabinieri di Cessalto. Ritardo, versioni differenti, cartelle cliniche incomplete. Il pm Francesca Torri ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia che sarà eseguita oggi.
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