L’uomo che fa volare i droni in Italia e in Iran

Un drone da lui progettato e interamente costruito, pezzo per pezzo, in fibra di carbonio, è stato utilizzato per fotografare una lunga striscia di terra che collega Iran e Iraq, dove prima dei recenti conflitti era in progetto la realizzazione di una super strada.
Un altro invece è stato utilizzato per fare le fotogrammetrie della frana del Fadalto. Una miriade vera e propria di foto, che hanno permesso di realizzare una sorta di fotografia 3D. L'idea è di ripeterle con una certa frequenza, per riuscire a monitorare nel dettaglio il cedimento della frana e provare a progettare un altrettanto accurato intervento di messa in sicurezza.
Lui è Ruggero Corazza, 42 anni, tecnico per lo sviluppo in una grande multinazionale locale. Perito elettronico, una passione per l'aeromodellismo che l'ha portato a competere in Israele nel '93 al Campionato del mondo. Poi riversata in questo nuovo ritrovato della tecnica, che sembra appassionare molti, ma soprattutto avere svariate applicazioni aziendali, di ricerca e non solo. Da due anni ha concentrato questa sua passione su questo aeromobile a pilotaggio remoto. Che progetta e realizza pezzo per pezzo nel suo garage. Come stanno iniziando oramai a fare molti.
Ma lui, è uno dei soli tre in provincia di Treviso che hanno iniziato (almeno per ora) il percorso imposto dall'Enac per ottenere il patentino e diventare operatore certificato per vendere e far volare un drone.
Tiene tra le mani una scatola nera, che sembra un normale macchina fotografica, dal design scadente. «Invece», spiega, «me la sono fatta arrivare direttamente dalla California. Vale diverse migliaia di euro e non fa solo foto. E' una macchina fotografica dotata di un sensore che opera con i raggi infrarossi riflessi dalla clorofilla delle piante. Le applicazioni in agricoltura sono inimmaginabili. Disponendo di adeguate statistiche è possibile studiare l'andamento delle colture e intervenire, in caso di necessità anche su aree di vasta scala».
Lo studio del primo progetto che ha portato alla realizzazione del primo drone a Ruggero Corazza è costato quasi un anno e mezzo di impegno. Lo sviluppo del disegno tridimensionale, poi la realizzazione concreta del drone, con pezzi in carbonio che lui stesso pressa nel suo garage. Altri che fa intagliare da una ditta di Conegliano.
«Fino ad ora ne ho realizzati otto, alcuni li ho venuti ad una ditta di Grosseto e ad un'altra di Roma con la quale collaboro, Aerea Visus (www.aereavisus.it). Su altri sto ancora lavorando», spiega.
Con un suo drone è anche stata realizzata la fotogrammetria dell'anfiteatro romano di Sutri, in provincia di Viterbo.
Ma le applicazioni di questi “aggeggi” sono davvero tantissime: non solo foto dall'alto, alcuni vulcanologi ad esempio li hanno utilizzati per studiare i gas emessi dai vulcani.
Da maggio scorso per far volare un drone in Italia è necessario possedere una certificazione da parte dell'Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile. La normativa è diversa a seconda che il drone pesi più o meno di 25 chili e che si tratti di operazioni critiche o non critiche.
«Sto cercando di diventare operatore riconosciuto perchè di questa passione vorrei fare una vera e propria professione e questa è l'unica via».
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