Lotta finita, Michele non ce l’ha fatta ma il suo cuore e le cornee rivivranno

È morto anche l’altro diciottenne di San Fior rimasto coinvolto nell’incidente stradale di Godega Sant’Urbano



Michele Zanette ha lottato per cinque giorni rimanendo aggrappato alla vita, ma anche lui è volato in cielo. Aveva 18 anni. I terribili traumi riportati nell'incidente, in cui era morto sul colpo il suo miglior amico Tommy Saccon, sono stati letali anche per Michele. Martedì si è spenta l'ultima fiammella di speranza. L'ultima Tac non ha dato segnali e sono stati fermati i macchinari che lo tenevano artificialmente in vita. Il ragazzo nelle prime ore era stato sottoposto ad un intervento chirurgico, le lesioni cerebrali però sono state irrecuperabili. I familiari hanno acconsentito all'espianto degli organi, perchè Michele possa fare stare meglio altre persone: così il suo grande cuore potrà ancora battere, le sue cornee ridaranno la vista. Mamma Fanny e papà Claudio gli sono sempre stati vicino, nella stanza dell'ospedale di Trieste dove era stato trasferito in condizioni disperate. Il fratello Gianmaria, con un'enorme forza d'animo, ieri consolava tutti quelli che hanno portato il loro cordoglio nella casa di famiglia in via Larghe Ongaresca a Castello. «Michele era un gigante buono, sempre con il sorriso, ogni tanto mi sembrava lui il fratello maggiore», racconta Gianmaria, distrutto dal dolore, come nonni, zii e cugini. Era felice Michele, innamorato di Martina che da poco aveva conosciuto, il suo primo grande amore. Un altro lutto ha devastato la comunità di San Fior, che lunedì aveva salutato Tommy Saccon, 19 anni. Erano della stessa classe 2000, Tommy e Michele, il primo nato il 2 febbraio, l'altro il 31 luglio. Dall'asilo alle scuole insieme, frequentavano lo stesso istituto superiore, l'Ipsia Della Valentina di Sacile. Compagni di giochi fin da bambini, d'avventure da adolescenti, accumunati purtroppo da un tragico destino. Quel giovedì sera erano usciti insieme con la compagnia, come tante altre volte. Dovevano cercare una palestra dove andare ad iscriversi, per fare attività e prepararsi all'estate. Avevano accompagnato un amico a casa e stavano tornando. Sabato avrebbero dovuto andare ad un concerto a Milano. Tutto si è fermato in quella tragica curva in via Cordignano a Godega, dove la Mercedes classe A si è capottata nel fossato. Tommy era alla guida, Michele era al suo fianco, rimasti intrappolati tra le lamiere. Dietro c'era l'altro amico e coetaneo Ossama Nyadi, anche lui studente dell'Ipsia di Sacile, l'unico a sopravvivere alla tragedia. Ha riportato solo qualche botta e un taglio sopra l'occhio, un miracolato. «I figli sono come gli aquiloni - è stata la riflessione di madre Teresa di Calcutta, che mamma Fanny aveva voluto riportare nei giorni scorsi su Facebook -. Gli insegnerai a volare, ma non voleranno il tuo volo, gli insegnerai a sognare, ma non sogneranno il tuo sogno, gli insegnerai a vivere, ma non vivranno la tua vita. Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita rimarrà sempre l'impronta dell'insegnamento ricevuto». Come un aquilone Michele è volato in cielo, ma la sua impronta, la sua bontà, il suo sorriso, rimarranno come testimonianza perenne. —



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