Lo sfogo social dei baristi di Treviso: «Non siamo schiavi di voi clienti»

TREVISO. E’ stato uno sfogo notturno su Facebook, nel cuore della notte. «Ero arrabbiato perché quella cliente mi aveva mancato di rispetto, avevo trovato il suo comportamento offensivo verso chi in fin dei conti faceva solo il suo lavoro nel servirla».
Livio Carrubba, 33 anni, barman del Cloakroom di piazzetta Monte di Pietà lanciato da Samuele Ambrosi a fine 2013 (e subito fra i locali top del settore in Italia, come ribadiscono le 330 etichette di gin, o la vetrina sul sottoportico che i turisti utilizzano come sfondo per i loro selfie), racconta così il post galeotto dello scorso 13 aprile in rete, che lo ha fatto diventare in pochi giorni un’icona web dei barman, simbolo della battaglia contro i clienti maleducati, al grido di #iostoconlivio.
Erano le 3, o giù di lì, e Livio aveva abbassato le serrande ed era tornato a casa. Dove ha postato i suoi «sassolini» contro i clienti irrispettosi. Quelli che barman, osti, ristoratori, titolari di pizzerie, chiunque stia dietro un bancone, non vorrebbe mai avere. Ha fatto la lista: «A tutti coloro che “ti pago e quindi pretendo”, che non salutano e non ringraziano, che pretendono di insegnarci il mestiere, a quelli che “anch’io quando studiavo facevo il tuo mestiere”, a colore che svalutano il nostro lavoro, che chiedono sempre e comunque lo sconto, che insultano e offendono e in un qualsiasi modo ci mancano di rispetto, a tutti coloro che non capiscono che servirti un drink o un piatto non ci rende “servi”». Un piccolo monologo web che ricorda l’indimenticabile “Quelli che” di Iannacci.

Corde (della categoria) giuste, perché il suo sfogo è stato subito rilanciato dai colleghi di Treviso e della Marca, di Venezia e del Nordest, fino a Milano. Con l ’hashtag #iostoconlivio, lanciato da un amico, il primo a sostenerlo. Potenza della rete, l’hashtag è diventato virale. Ripreso e sostenuto, con tanto di cartello esposto, da colleghi barman, blogger, esperti del settore, gestori di birrerie e ristoranti, di esclusivi cocktail room. In Piazza dei Signori e dintorni come in periferia, in riva al Canal Grande o nella metropoli, nei paesi e nelle località turistiche.
Non solo: giovedì Samuele Ambrosi, patron del Cloakroom, barman pluricampione del mondo, festeggiava i suoi primi 40 anni a Spinea, nel notissimo “Tacco 11” di Roberto Pellegrini, papà di Federica e pilastro dell’Aibes (Associazione italiana Barman e sostenitori). La campagna pro Livio è stato uno dei topic del grande party.
E che dire dei due colleghi di Livio che hanno posato nudi, o meglio con un solo calzino a coprire le parti intime?
«Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso e non mi sarei mai aspettato un riscontro simile», dice Livio, ancora incredulo di fronte alla reazione sul web, «impensabile una tale ondata di solidarietà. Penso di aver toccato un sentimento comune nella categoria, il mio problema di una sera è evidentemente condiviso e molto generale, tutt’altro che legato a una particolare situazione».
«Forse si sentirà paladino di chi sta dietro il bancone, e molto spesso lavora quando gli altri sono in pieno tempo libero. Credo che il nostro lavoro, come gli altri, richieda professionalità e altre doti essendo un lavoro pubblico in cui ti confronti con tutti in ogni momento», spiega Livio Carrubba, «il nostro è un servizio, o meglio ci mettiamo al servizio del cliente, che ha sempre ragione quando rispetta il tuo lavoro, è brutto vedere che il tuo impegno sia svalutato. Il fatto che siano arrivati messaggi e condivisioni da tante parti d’Italia è stata forse la cosa meno attesa. O forse è il segno che davvero c’è un malessere legato al comportamento poco rispettoso di alcuni clienti», conclude il barman.
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