Lista Pessina: si salvano in due hanno usato lo scudo fiscale

Giovanni Francesco Cicero
Giovanni Francesco Cicero
 Dei dodici imprenditori trevigiani finiti nella lista Pessina e accusati di aver portato all'estero diversi milioni di euro sfruttando la consulenza, appunto, dell'avvocato di Lugano Fabrizio Pessina, in due hanno usufruito dello scudo fiscale per regolare i conti con la tassazione italiana.  Ciò non toglierà loro di mezzo dagli strascichi giudiziari per le accuse di evasione fiscale, appropriazione indebita ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, ma di certo li metterà in una posizione di favore rispetto agli altri dieci indagati nella vicenda.  Tutti stanno comunque cercando la via del patteggiamento della pena. L'inchiesta che era partita dalla Procura di Milano e aveva coinvolto diverse procure in giro per l'Italia, tra cui quella della Marca che, in collaborazione con la guardia di finanza, nel novembre 2009 aveva sequestrato fatture, contratti e registri contabili tra il 200 e il 2009 nelle aziende degli imprenditori indagati.  Per gli inquirenti il meccanismo prevedeva che l'avvocato Pessina avesse creato nei paradisi fiscali alcune società veicolo che emettevano fatture per consulenze e prestazioni inesistenti verso le imprese trevigiane. Ricevuta la fatture, le società pagavano attraverso normali movimenti bancari versando in queste società veicoli centinaia di migliaia di euro, che poi venivano a loro volta girate in altri conti riconducibili agli imprenditori trevigiani.  Il compenso per l'avvocato Pessina sarebbe stato tra il 10 e il 12 per cento. Presto potrebbero comunque iniziare gli interrogatori da parte degli inquirenti.

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