L'intervista a Panatta: «Amo Treviso, qui si sta bene»

TREVISO. Quaranta-zero. Anzi: quaranta-uno. Uno è Marco Goldin, che fa da guida alla mostra a una quarantina di vip. Venerdì sera, di quel gruppo facevano parte anche Adriano Panatta e la sua compagna trevigiana, l'avvocato Anna "Boba" Bonamigo. Per lei il più grande tennista italiano (assieme a Pietrangeli, dai) è diventato un po' trevigiano. E non ha resistito alla tentazione di conoscere Sua Impressionistità. E’ uscito da Santa Caterina entusiasta ed ha ascoltato la lezione del “professore” con grande interesse. Neofita, certo, perchè le mostre precedentemente organizzate ai Carraresi dal critico trevigiano non lo vedevano ancora qui.

Panatta, a Roma c'è una mostra ad ogni angolo, qui invece è l'avvenimento assoluto degli ultimi anni. Nel confronto, lei come ci vede?
«Vi vedo benissimo, mi trovo bene in questa dimensione, c'è un'alta qualità di vita e c'è uno scorrere umano delle giornate e delle cose quotidiane. Poi, certo, resto romano al cento per cento, ritorno sempre a Roma dove sto come un pesce nella sua acqua».
Scusi, ma per noi che eravamo piazzati davanti alla tivù mentre lei se la vedeva con Borg è difficile ricollocarla. Che fa a Roma adesso?
«Diciamo che ci siete rimasti una vita davanti a quella tivù. Comunque seguo la mia agenzia che organizza eventi».

E che... impressione le hanno fatto gli Impressionisti di Goldin?
«Goldin è un fuoriclasse assoluto, assoluto. Ho seguito la sua spiegazione della mostra fatta ai primi quaranta visitatori e ne sono rimasto contagiato. E' chiarissimo che lui è innamorato di ciò che fa, che è competente e che vive un rapporto speciale con le opere e gli artisti che mette in mostra. Il suo valore è assoluto. Il che significa che è perfetto anche per una metropoli. Lo ha già mostrato a Torino, mi pare, e avrebbe un grande successo anche a Roma. Ma puntare su Treviso non è un errore: oltre alla mostra, può fare affidamento anche su una città che coccola i visitatori. È un valore aggiunto e non indifferente».
C’è qualcosa in cui Treviso è meglio di Roma?
«Io adoro i luoghi d'acqua e Treviso è davvero una piccola Venezia, con in più le distanze ridotte, che io compio volentieri in bici. Se devi andare al cinema fai 100 metri a piedi, se devi andare al ristorantefuoriporta ci metti dieci minuti. Roma, da questo punto di vista, è giusto l'opposto: dilatata, con tempi lunghi e un casino di traffico perenne. In questo, quando sono qui, colgo appieno la differenza. Che è a favore di Treviso».

Luoghi o locali preferiti della nuova città?
«Non aspettatevi granché, sono piuttosto casalingo. Al massimo, fuori casa, bevo un caffè, quindi non ho un bar preferito. Spritz? No, piuttosto un buon calice di vino. Ma luoghi preferiti ne ho un paio: la Pescheria dove vado a fare la spesa e la piazzetta San Parisio dove vado a prendere la frutta. Mi piace scegliere sui banchi i cibi che preferisco, c'è anche un piacere degli occhi a farlo».
La prima parola trevigiana che ha imparato?
«Ombra. Le mie ombre non sono però di Prosecco. A me piacciono i vini rossi».
Il Raboso?
«Mai provato, ma lo farò al più presto».
Ormai avrà messo insieme anche un gruppo di amici trevigiani...
«Intanto ho mutuato il giro di amici di Anna, poi anche l'ambiente del golf di Villa Condulmer, Aldo Preo, Guido Antoniutti che è anche il mio medico...».
Piatto rubato alla cucina trevigiana?
«Mi piace fare la spesa e far da mangiare. Quindi dico che faccio un ottimo risotto al radicchio trevigiano. Ma lo faccio con fontina».
Piacerebbe anche al suo amico Bisteccone Galeazzi?
«Con lui siamo amici da una vita, abbiamo fatto tante telecronache insieme e lo ritengo un professionista molto dotato, Ma le occasioni non sono più le stesse e non ci vediamo poi così spesso. Io sono un buongustaio, ma lui mi batte di gran lunga, ormai pare che si sia mangiato una classe di scuola media. Era bellissimo da giovane, Giampiero: alla medicina dello sport all'Acquacetosa ci sono ancora le foto degli esercizi ginnici consigliati e il "modello" è lui, Bisteccone, un figo incredibile, non sto scherzando».
Cosa cambierebbe di Treviso?
«Perché, non va bene così? Manildo sta facendo un buon lavoro. Lo si vede anche da cose come l'evento sugli impressionisti, che lui ha voluto a ogni costo e in cui ha avuto una parte importante. Un evento degno di una grande metropoli. Questo entusiasmo è condiviso. La gente ne è orgogliosa e stamattina in giro per la città non si parlava d'altro che dell’inaugurazione».
Che impressione fa andare in giro per la città e sentire la gente che sussurra che lei “somiglia tutto a Panatta” e “forse” è proprio lui?
«All'inizio capitava, ma credo che in centro si siano abbastanza abituati. Le signore, quando vado da Stecca a prendere la carne, mi coccolano, mi rivolgono la parola contente. E mi fanno sentire a casa».
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