«Licenziati e subito riassunti per avere gli sgravi del Jobs Act»

TREVISO. Spinti a dimettersi per essere riassunti in un’altra cooperativa dalle funzioni identiche, per acquisire gli sgravi contributivi e i titoli previsti dal Jobs Act. È quanto denuncia il sindacato trevigiano Adl Cobas. La cooperativa Aurora di via Marchesi, a Silea, era specializzata nel lavaggio e trattamento di abiti con contratto di subfornitura con la Dima Tintolavanderia di Cusignana di Giavera del Montello. Ma da fine maggio Aurora non esiste più, mentre oggi, al suo posto, allo stesso civico e pare anche con quasi tutti gli stessi lavoratori, sorge la cooperativa Vittoria, anch'essa incentrata sul lavaggio e trattamento di abiti.
Sull'operazione che avrebbe portato gran parte dei dipendenti di Aurora a rassegnare le proprie dimissioni, mettendo così la cooperativa nella condizione di chiudere, salvo poi essere riassunti nella nuova società (Vittoria) con le stesse mansioni, sente puzza di bruciato e vuole vederci chiaro il sindacato Adl Cobas che ha deciso di segnalare il caso a Inps, Ispettorato del Lavoro e Prefettura. Il giochetto sembrerebbe evidente, spiega Sergio Zulian, responsabile del sindacato: «Con l'entrata in vigore del Jobs Act molte cooperative che subentrano fanno contratti di sei mesi a lavoratori che sono in impianto da anni, così poi potranno usufruire dei grandissimi sgravi contributivi quando li ritrasformeranno in contratti a tempo indeterminato». Oltre al danno si aggiungerebbe anche la beffa, continua Zulian: «Parliamo di lavoratori in forza da anni nella stessa unità produttiva che vengono miracolosamente convertiti in precari con contratto a termine di sei mesi. Tra sei mesi saranno trasformati di nuovo in contratti a tempo indeterminato e la coop potrà così avere tutti i benefici e le decontribuzioni del Jobs Act, vale a dire fino a ottomila euro per lavoratore. Nel caso di Aurora siamo venuti a sapere che è stato il marito della stessa presidente della coop a far sottoscrivere alla maggioranza dei lavoratori una lettera di dimissioni con promessa di riassunzione presso la nuova società di subfornitura che ha rilevato il contratto dal primo giugno».
Non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento quei dipendenti che invece si sono rifiutati di farlo e che qualche mese fa hanno denunciato di essere sottopagati da Aurora rivolgendosi al sindacato per chiedere aiuto. «Parliamo di sette lavoratori: queste persone non sono state né licenziate, né riassunte come tutti gli altri, sono finite in cassa integrazione. Formalmente sono ancora legati ad Aurora ma sono sulla soglia dell'uscita. Così facendo la coop si è anche liberata dei lavoratori più scomodi».
Interpellato sulla vicenda, in quanto presente a un incontro tra i vertici di Aurora e il sindacato, lo scorso 25 maggio, Gilberto Graziottin, presidente di Intesa Cca e consulente della coop replica: «Io non c'entro niente. So solo che trenta lavoratori hanno dato le dimissioni, quello che hanno fatto dopo non lo so. Io per Aurora facevo le buste paga, della cooperativa Vittoria non so nulla». Ma il sindacato accusa: «Andremo avanti per fare chiarezza e faremo causa perché riteniamo che l'operazione sia illegittima perché va a scaricare il costo del lavoro sull'Inps. E chiediamo che i lavoratori esclusi vengano assunti a parità di condizioni dalla coop Vittoria».
Valentina Calzavara
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