L’export aggira i dazi Usa
L’accordo con il Mercosur procura nuovi sbocchi commerciali alle imprese della Marca. In Sudamerica vendite trevigiane raddoppiate in 5 anni. Confindustria Veneto Est: «Importante opportunità da sfruttare»

Spostare lo sguardo verso Sud per reagire all’incertezza dettata dai dazi imposti dagli Stati Uniti, un mercato che se da un lato continua ad essere “familiare”, dall’altro ha smesso di garantire quella sicurezza che assicurava sonni tranquilli e le tasche piene. Gli occhi, e le merci prodotte nella Marca, dunque, cambiano destinazione e si abbassano nella parte meridionale del continente americano, il cosiddetto Mercosur, l’organizzazione economica e politica regionale del Sudamerica. In realtà non è cosa nuova, perché l’export nei Paesi aderenti (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, ma come associati figurano anche Bolivia, Cile, Perù, Colombia, Ecuador, il Venezuela e a latere il Messico) in soli 5 anni è quasi raddoppiato e ha raggiunto nel primo semestre del 2025, oltre 155 milioni di euro, contro gli 80 milioni del 2020, il 92,3% in più. Ma non è ancora nulla rispetto ai numeri previsti per i prossimi anni, quando entreranno in vigore l’accordo di Partenariato Ue-Mercosur (Empa) e l’accordo globale modernizzato Ue-Messico e il commercio con il “Mercado Común del Sur” diventerà più semplice e i prodotti europei saranno maggiormente tutelati.
L’accordo
Lo scorso 3 settembre, la Commissione europea ha adottato le proposte per la firma e la conclusione dell’accordo di partenariato tra Europa e Mercosur e per l’aggiornamento dell’accordo globale con il Messico. Due patti particolarmente rilevanti sia in termini di diversificazione dei mercati per l’export europeo, che per l’approvvigionamento di materie prime. La convenzione prevede che, nell’arco di dieci anni, il Mercosur liberalizzi il 90% delle importazioni di beni industriali europei e il 93% dei prodotti agricoli, riducendo progressivamente le barriere tariffarie e non tariffarie. Un booster non indifferente per i prodotti made in Treviso, che piacciono tanto all’estero, a cominciare dal Prosecco e diversi generi alimentari fino ai macchinari, preziosissimi e ambitissimi, perché rappresentano un volano per concretizzare un concetto di manifattura inedito in Sudamerica. «Si tratta di numeri inferiori rispetto all’export negli Stati Uniti, ma sono in forte crescita in termini percentuali», spiega Silvia Moretto, consigliere delegata agli Affari internazionali di Confindustria Veneto Est, «è giusto che le aziende cerchino di diversificare anche per diversificare i rischi, non ci sono limiti alle opportunità offerte dal Mercosur. Anche se la capacità di spesa dei cittadini è inferiore a quella dei residenti negli States, sicuramente rappresenta un’opportunità che le aziende del nostro territorio non possono non sfruttare». La fotografia delle esportazioni è stata fatta dall’ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Treviso e Belluno. Il grafico mostra un aumento tendenziale continuo, dove anche l’exploit del 2023 è comunque inferiore ai risultati del primo semestre del 2025.
Un mercato che vale 155 milioni
L’aumento dell’export ha superato il 90% in soli cinque anni. L’economia è trainata dall’export di macchinari per un totale di quasi 27 milioni, seguito dall’export di gioielli pari a 25 milioni di euro. A distanza, al terzo posto per volume di mercato, i prodotti in gomma e plastica (2,4 milioni di euro). Una percentuale nettamente inferiore se lo sono conquistati i prodotti enogastronomici della Marca e i prodotti destinati al consumer, come le calzature e l’abbigliamento.
L’amore per la Marca
Quello che i numeri ancora non riescono a raccontare è la misura esatta dell’export verso il Mercosur nei prossimi anni, quando l’accordo siglato nelle scorse settimane entrerà nel vivo della sua applicazione. «Questi accordi sono positivi non solo per una questione di tassazione», specifica il presidente di Assocamerestero, Mario Pozza, «rappresentano una carta strategica perché gli imprenditori sfruttano la trevigianità e l’italianità, valori che piacciono e attirano sempre di più. Basta pensare che i nostri prodotti potranno essere utilizzati dai 750 milioni di persone che vivono in quei territori. E non è un caso che i nostri macchinari siano apprezzati: rappresentano un modo di fare imprenditoria altamente personalizzabile. Con i nostri prodotti riusciamo ad esportare anche il modo di lavorare delle nostre piccole e medie imprese», continua il presidente Pozza, «questi Paesi rappresentano un porto sicuro, dove si può spendere di meno. Però bisogna andare lì preparati, essere seguiti nel momento in cui si vuole avviare un’attività di export, perché c’è anche tutto il tema dei contratti e di esclusive, che si deve conoscere. Alle nostre aziende consiglio di diversificare, non abbandonare completamente il mercato Usa, ma integrare con il Sudamerica. Abbiamo aziende che possono prosperare con questi accordi, basta essere pronti». —
L’INTERVISTA A LUCA FRACCARO, PRESIDENTE DI PASTICCERIA FRACCARO
«Il vantaggio principale diventa la tutela dei prodotti autentici»

I prodotti trevigiani più venduti nei Paesi del Mercosur sono i macchinari, segno che il modo di fare impresa italiano piace ed è efficiente. C'è però qualcosa che non attiene alla sfera della manifattura, ma che piace tanto e comunque. Sono i prodotti enogastronomici della Marca. Tra questi i panettoni della pasticceria Fraccaro, nata nel 1932 a Castelfranco, quelli dalla carta verde, per intenderci. L'azienda ha scelto di implementare le relazioni con il Sudamerica, in particolare il Brasile e oggi l'export in quel Paese ha un valore di 800 mila euro su un fatturato totale di 12 milioni di euro. Ad occuparsi del business, Luca Fraccaro, presidente e direttore commerciale e marketing.
L'accordo con il Mercosur cambierà il valore del vostro export ?
«L'accordo è stato raggiunto, ma entrerà in vigore forse per novembre. Noi vedremo i primi frutti l'anno prossimo, perché gli accordi con i nostri clienti solitamente vengono siglati ad inizio anno, per cui per questo Natale rimane tutto invariato».
Cosa rappresenta per voi ?
«Sicuramente sarà una cosa molto interessante, perché il fatto che vengano azzerati o comunque tolti i dazi e che vengano tutelati una serie di prodotti italiani ed europei, è un grande vantaggio».
In che senso ?
«In Brasile c'è il più grande produttore di panettoni al mondo con circa una produzione di 100 milioni di pezzi, molti da mezzo chilo, ma pur essendo il più grosso produttore è un "Italian sounding", cioè un marchio che sfrutta l'appeal del Made in Italy per promuovere prodotti, soprattutto alimentari, non originari dell'Italia. Il loro non è di sicuro un prodotto italiano, hanno costruito un'azienda enorme che ha parti produttive non solo in Brasile, ma anche negli Stati Uniti. Quindi il fatto che questo accordo tuteli finalmente un prodotto made in Italy, ha una grande importanza».
Perché tanti brasiliani scelgono i vostri panettoni ?
«Perché vogliono proporre e mangiare un prodotto che rappresenti la vera italianità, che segua una ricetta autentica e che sia il vero panettone. Ecco, questo è il concetto. Quindi non un surrogato o un prodotto che comunque presenta delle similitudini, ma che abbia le caratteristiche di artigianalità, come i nostri prodotti che facciamo con il lievito madre e la stessa ricetta di 100 anni fa».
Un vantaggio che non riguarda solo il settore dolciario .
«Ricade su tutto il mondo alimentare e non solo avrà dei vantaggi interessanti e sicuramente chi saprà coglierli e saprà proporsi come aziende, potrà contare su un ulteriore mercato di sbocco: il Brasile ama molto l'Italia».
Quindi possiamo prevedere un 2026 che parlerà spagnolo e portoghese?
«L'accordo con il Messico e con il Mercosur porterà novità interessanti e un nuovo modo di rapportarsi coni paesi del Sudamerica. Noi ci crediamo da molti anni, siamo andati là di persona a conoscere i nostri clienti, a far assaggiare il nostro panettone e, così, abbiamo costruito relazioni solide che si sono consolidate negli anni. Il fatto che con questi accordi vengano tutelati i prodotti italiani è importante. In Italia dobbiamo osservare diversi regolamenti sui nostri prodotti, cosa che i nostri competitors all'estero non fanno, anzi con l'uso dell'intelligenza artificiale cercano di copiarli. Ora con questo accordo saremo un po' più tutelati». —
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