Lettere di solidarietà con Falsone

Una valanga di solidarietà da parte di colleghi, genitori di alunni e pure da ex studenti che si sono fatti vivi dopo anni per portare sostegno al professor Giuseppe Falsone, il docente della scuola media Casteller di Paese, colpito da due ceffoni il giorno prima dell’inizio delle vacanze di Natale dai genitori di uno studente della scuola. E che in seguito ha inviato una lettera al ministro della pubblica istruzione Valeria Fedeli. Da qualche giorno è apparsa in sala insegnanti a scuola la lettera scritta e firmata da una trentina di insegnanti che fanno quadrato attorno al collega. Ma tutti insieme ringraziano pure la preside della scuola per come ha affrontato quel giorno l’aggressione al docente: «Nella lettera i colleghi hanno espresso solidarietà nei miei confronti», spiega il professor Falsone. «E insieme hanno ringraziato la dirigente per tutto quello che sta facendo. La mia decisione di scrivere al ministro è stata per dire che è il sistema che va cambiato. Perché gli insegnanti sono diventati ormai parafulmini. Rischiano di essere aggrediti o accusati come è capitato a me. Sono felice perché anche il presidente Mattarella ha espresso sdegno per quanto sta avvenendo nelle scuole. La mia non è stata volontà di contraddire la preside, ma di dire che il sistema così com’è non funziona».
E mentre continua l’indagine avviata prima dai carabinieri e poi passata al vaglio dei magistrati nei confronti dei genitori dell’alunno, va avanti pure il procedimento di indagine disciplinare attivato dalla scuola nei confronti del docente. Ed è la dirigente dell’Ufficio scolastico di Treviso, Barbara Sardella, a ribadire che si tratta di un atto dovuto: «La violenza non è certo la modalità con la quale ci si rivolge alla scuola e ai docenti», puntualizza il provveditore Sardella. «Al professore ho espresso tutta la mia solidarietà. Ma è anche vero che se un dirigente scolastico viene a conoscenza di un fatto ha il dovere sempre di avviare un procedimento disciplinare. Come stabilito dalla legge Brunetta del 2009. La norma dice che c’è l’obbligatorietà per i presidi di avvio dell’azione disciplinare. Non la discrezionalità, qualora vengano a conoscenza di un fatto specifico sul quale è necessario indagare. La scuola dunque non ha sbagliato nell’applicare il procedimento».
La lettera di solidarietà da parte dei colleghi del professore non è rimasta un gesto isolato. Un’altra lettera è stata scritta dai genitori di una classe, ufficialmente protocollata a scuola. Dove madri e padri hanno espresso tutta la loro vicinanza all’insegnante: «Abbiamo avuto il piacere di apprezzare e stimare il professore per le sue qualità umane. Un docente che ha fatto proprie le armi della coerenza e della correttezza», scrivono. Non sono mancati messaggi di conforto giunti da parte di ex alunni. E c’è anche la lettera dell’assessore regionale Elena Donazzan. Che ha sollecitato l’invio da parte dell’Ufficio scolastico regionale degli ispettori.
Alessandra Vendrame
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