«Legittima difesa, così non va»: Lo sceriffo di Treviso Gentilini boccia la nuova legge

La bordata dello sceriffo: «Il testo è poco chiaro, servono regole più nette» Secondo l’ex sindaco di Treviso la colpa è del «compromesso» con i grillini
TREVISO 24/6/2004 PRESENTAZIONE PISTOLE IN DOTAZIONE VIGILI URBANI pistole in dotazione vigili tv
TREVISO 24/6/2004 PRESENTAZIONE PISTOLE IN DOTAZIONE VIGILI URBANI pistole in dotazione vigili tv

TREVISO. Ancora troppo poco. Anzi: è quasi da buttare via così com’è: «Deve essere assolutamente rimpolpata, non mi convince affatto».

L’oggetto è la nuova legge sulla legittima difesa, quella targata Lega e vicepremier Matteo Salvini in particolare, passata nei giorni scorsi per l’avallo del Senato ed in attesa del passaggio alla Camera. La voce critica che alta si alza al cielo? È quella di chi crede ancora fermamente nelle maniere forti di quando c’era “lui”. Stiamo parlando di un leghista della prima ora, lo storico leone ruggente di Ca’ Sugana: Giancarlo Gentilini.

«Così non va». Anche lo “sceriffo” del Carroccio si inserisce infatti nelle polemiche legate alla riforma della legittima difesa, che ha portato alla modifica di più elementi del Codice penale e, se si volessero usare le parole del leader leghista Matteo Salvini, fatto sì che «la difesa sia sempre legittima». Una presa di posizione quella di Gentilini non in linea, sia mai, con quanto resta del centrosinistra che ha parlato di «ritorno al Far West», anche perché il secondo articolo della riforma (che introduce il concetto di “grave turbamento” come attenuante) è stato votato a favore anche dal Partito democratico. Tuttavia una presa di posizione forte e critica. Anche perché nel “Far West” il sindaco-sceriffo si sarebbe sempre trovato bene ed è proprio in quel “grave turbamento” che Gentilini non ci vede chiaro. All’ex sindaco leghista, infatti, che è anche laureato in legge, pur vedendo di buon occhio l’ampliamento del “campo d’azione” (il domicilio inteso anche come attività commerciale, professionale o imprenditoriale) non vanno giù altri aspetti tecnici, oltre che politici, del testo.

«Serve più chiarezza» «Mi meraviglio non abbiano previsto una soluzione vera», è infatti la spallata ai suoi da parte dell’ex sindaco con la stella da sceriffo al petto, «la legittima difesa deve essere reale e precisa, non può essere soggetta a interpretazioni com’è rimasta nonostante la riforma. Si parla di “turbamento” e “proporzionalità”, due aspetti che restano totalmente interpretabili: così come è stata votata dal Senato non mi convince affatto». Una legge ancora troppo debole, per lo sceriffo, ancora incapace di «difendere il popolo, perché frutto del compromesso». Un compromesso che, per le cronache romane, nasce dai mal di pancia di alcuni esponenti del M5s che non avrebbero apprezzato come Salvini abbia addossato a sé e alla Lega tutti i meriti del provvedimento sulla legittima difesa.

Reazioni poi messe prontamente a tacere nel momento in cui, in cambio del silenzio leghista alle “narrazioni” su condono e manina del Di Maio pensiero, i grillini fossero rimasti in silenzio non solo sui temi legati alla legittima difesa, ma anche a quelli del decreto sicurezza. Gentilini, in tutto ciò, non entra. «Bisogna scuotere le coscienze per davvero, la legge va rimpolpata», rincara Gentilini, «continuo a girare dappertutto ed i trevigiani, il mio popolo, non è soddisfatto. La mia soluzione? Il corpo di guardia all’ingresso di casa, in qualsiasi casa. Salvini è ancora in tempo per migliorare il testo. Di lui mi fido».

Dal sindaco-sceriffo, insomma, il monito al Carroccio. Proprio lui che, già nei primi anni 90, predicava una netta riforma della legittima difesa.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso