Le trote furono uccise dal cianuro
Itticoltura decimata lo scorso luglio, resi noti i risultati delle analisi
CODOGNÈ. Cianuro nelle vasche dell’itticoltura di Roverbasso dove, il 29 luglio scorso, furono trovate morte 60mila trote. Le analisi effettuate dall’Arpav sulle acque del laghetto artificiale, hanno evidenziato la presenza della sostanza velenosa “in quantità compatibile con la morte di parte della fauna ittica”: 44 microgrammi litro, secondo i dati contenuti nella relazione dei tecnici. I prelievi dei campioni d’acqua erano stati eseguiti anche sul fiume Restaggia, a monte dell’allevamento. Ma la presenza di cianuro al di fuori dei confini del laghetto è risultata negativa. La risposta all’interrogazione presentata dal consigliere regionale Andrea Zanoni (Pd) a seguito dell’improvvisa moria, è arrivata in questi giorni dell’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin, unitamente al rapporto stilato dai tecnici dell’Arpav. «Con la risposta mi sono stati consegnati anche i certificati di analisi – spiega Zanoni - dai quali emerge che nelle vasche dell’allevamento delle trote sono state rilevate quantità di cianuri “compatibili con la morte della fauna ittica”, ben 44 microgrammi litro. Nella stessa relazione vengono esclusi sversamenti industriali essendo quella una zona agricola priva di industrie e di scarichi, inoltre si legge che a monte del Resteggia non vi era traccia di cianuri. È evidente che qualche delinquente ha sversato del cianuro proprio in corrispondenza delle vasche causando la morìa delle trote dell’allevamento e di chissà quanti altri pesci della parte a valle del Resteggia. Non solo, con questo sversamento sono stati avvelenati migliaia di metri cubi del corso d’acqua. Mi auguro che le indagini dei Carabinieri portino all’individuazione dei responsabili e che gli stessi vengano mandati a processo». I danni economici che derivarono dalla moria di 60 mila trote furono ingenti per i gestori dell’itticoltura.
(sil.c.)
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