Le storie di Caressa Quando il calcio era ancora poesia

«Gli angeli non vanno mai in fuorigioco» si legge d’un fiato Aneddoti e curiosità di un’epoca mitica raccontati ai ragazzi
Di Sara Salin

Se si ama il calcio non si potrà non amare «Gli angeli non vanno mai in fuorigioco» di Fabio Caressa. Un libro che, complice la popolarità del giornalista e telecronista sportivo di Sky, già prima di arrivare in libreria ha ricevuto quella pubblicità fai-da-te che nessun romanziere potrà mai avere. E forse in tanti hanno storto il naso dubbiosi. Nessuna esagerazione: la favola del calcio raccontata da Caressa – edita da Mondadori – è un libro che cattura, di quelli che si leggono d'un fiato. Dedicato al collega di Mediaset Sport Alberto D'Aguanno, morto improvvisamente nel 2006, «Gli angeli non vanno mai in fuorigioco» è un inno al calcio fra storia, leggende e aneddoti.

Caressa si inventa un gruppo di cinque adolescenti annoiati in vacanza con le proprie famiglie in un paesino dell'Abruzzo, Villalago. Tra una partita di pallone e qualche approccio amoroso finiscono per passare le giornate a casa di un vecchio misterioso che racconta gli episodi più affascinanti di un calcio che non conoscono perché ancora non erano nati. La Lazio del '74 di Chinaglia, la Roma di Liedholm e Falcão, la Juventus di Platini, il Mondiale dell'82, il Napoli di Maradona, il Milan di Sacchi, l'Inter di Trapattoni e dello scudetto dei record.

Fra un tè caldo molto zuccherato (come quello che il telecronista cita ormai come un classico negli intervalli delle partite che commenta) e i problemi di quotidiana incomprensione dei ragazzi e dei loro genitori, il vecchio narrante ripercorre la storia d'Italia dalle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia alla fine degli anni Ottanta, quando Berlusconi è pronto ormai a scendere in campo in politica, dopo aver solidificato il suo impero economico nel sodalizio con Craxi e acquisito un'ottima visibilità personale comprandosi una squadra sull'orlo del fallimento.

Perché, ripete continuamente il vecchio, se non si conoscono la storia e la società non si può pensare di capire il calcio. Certo, gli episodi che affascinano – quelli magari già noti ai "flippati" del pallone e quelli meno noti – sono un'infinità. Senza dubbio quel che vale di più è ricordarsi perché fu così importante per l'Italia che la sua Nazionale vincesse quel Mondiale di Spagna.

Perché la Lazio, nata negli anni dell'austerity, non è mai stata l'emblema della sinistra. Perché in Rai, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, era vietato parlare del Benfica...

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