«Le prostitute? Ragazze dolci ballavano e offrivano tiramisù»

I ricordi giovanili dell’architetto Giorgio “Ciccio” Fantin  Diversa la realtà di sfruttamento denunciata da molte giovani che ha portato alla legge Merlin 
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INAUGURAZIONE, IL MERCATINO DEI VECCHI MESTIERI IN P. PIO X°
ZAGO AG.FOTOFILM TREVISO INAUGURAZIONE, IL MERCATINO DEI VECCHI MESTIERI IN P. PIO X°

«Che bei tempi!». L’architetto Giorgio “Ciccio” Fantin, classe 1937, ieri mattina rievocava i suoi timidi approcci ai bordelli. Lui, che è presidente della Congrega per il recupero delle tradizioni trevisane, quando aveva 20 anni e indossava la divisa da celerino a Padova, frequentava le case chiuse e non se ne vergogna: «Dove andavamo noi militari era bello e pulito, ci trattavano bene, offrivano la cena, danzavano per noi e le ragazze erano così belle e dolci. Poi ci offrivano il tiramisù, ottenuto raccogliendo le briciole di biscotti con le tracce di rossetto, caffè e lo Stock medicinale etichetta gialla». Un mondo patinato ben diverso però dal quadro che emerge nelle lettere inviate da molte prostitute alla senatrice Lina Merlin, in cui denunciavano maltrattamenti, malattie, sfruttamento, follia. «In fondo queste ragazze sarebbero finite in strade magari avevano figli a carico», dice Fantin ricordando una giovane di 19 anni rimasta incinta, cacciata di casa e dalle suore di un convento. Per lei e il suo bambino l’unico modo di sopravvivere fu entrare in un bordello. Racconti e rievocazioni in costume hanno colpito alcuni stranieri di passaggio tra cui il giovane fotografo Richard Morgan, giunto tre giorni fa da Londra per entrare nel team di Fabrica. A dire il vero pochi hanno capito cosa stesse succedendo. Al di là delle rievocazioni di gentiliniana memoria, l’evento ha rinfocolato il dibattito se sia il caso o meno di riaprire le case chiuse, riaccendendo la bagarre politica. «Non è questo il contesto adatto, si tratta di una questione seria», rispondeva De Checchi.

La discussione ha coinvolto gli artigiani degli stand tra cui l’arrotino Francesco Spessotto (il “britoeta”) convinto che si debba spazzar via l’aura di ipocrisia calata sulla prostituzione: «Basta andar per le strade di notte o nei locali, entrare in certi centri estetici o leggere gli annunci per capire che la vendita dei corpi non si è certo fermata quando hanno chiuso i bordelli». —

La.Si.

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