Le mie ceneri sulle Dolomiti: ma nella Marca è un reato

Treviso e gli altri comuni, con due eccezioni, non applicano la direttiva regionale. Si deve emigrare: Venezia o Belluno. Una famiglia: odissea per noi a Ca’ Sugana

TREVISO. Sono riusciti a esaudire, dopo una autentico calvario, le volontà del loro caro. Come aveva lasciato scritto, Giuliano Scrufari riposerà in mezzo alle amatissime Dolomiti, ai piedi delle Tre Cime, che lui prediligeva particolarmente. Ma non è così per tutti. Anzi: in provincia di Treviso la dispersione delle ceneri in natura resta un reato, a cominciare dal capoluogo. Pochissime eccezioni: Villorba, Maserada. Il resto? Vietatissimo. Dal Sile al mare, dal Piave alle colline, dal Livenza al Grappa, nessun defunto può esser disperso all’aria aperta. E questo perché solo un paio di comuni ha eseguito le disposizioni della legge regionale 130/2010: individuare aree precise, nel proprio territorio, dove autorizzare la dispersione delle ceneri. E non solo entro le mura del cimitero, ma anche en plein air. Non tutti i luoghi hanno il richiamo delle Dolomiti o di Venezia. Nella Marca, forse Asolo e le colline, i fiumi.

E a Treviso? Qualche anziano legato alla trevigianità voleva essere disperso a ponte Dante, «là dove Sile e Cagnan s’accompagna», con tutta la suggestione di geografia, storia, memoria, letteratura. Niente da fare. Il comune di Treviso non ha messo in pratica, come quasi tutti gli altri municipio della Marca, la facoltà prevista dalla norma regionale. Per legge, un cittadino deve avere lasciato dichiarazione olografa, da presentare al comune. E il comune dove vuol essere disperso deve aver previsto aree, modalità, cerimoniale, protocollo. In assenza di questi due requisiti, per chi vien cremato può essere la casa. Che tecnicamente si chiama «custodia»: la burocrazia non conosce nè culto dei morti né poesia, nè miti foscoliani, né pietas. Con buona pace di chi, ai familiari, ha lasciato detto, o scritto (o lo vuol fare), di voler finire in acqua, nel vento, nel cosmo, in un luogo dell’anima per sempre. Si può solo a Villorba o a Maserada, nelle aree deputate. Altrimenti, in Veneto, o la montagna (Auronzo e Cortina: in tanti vogliono dimorare fra le Dolomiti), o in laguna (a Venezia: dove il comune ha un servizio con tanto di barca che accompagna prima della dispersione). I parenti di Giuliano Scrufari che si sono scontrati con questo «muro» a Treviso, raccontano la loro odissea per un diritto, oggi che le creazione è diventata quotidianità. E pensare che solo 30 anni fa Goffredo Parise si vide precludere il desiderio di riposare, con le sue ceneri, in due urne davanti al Piave (e solo una speciale deroga ne consentì la sepoltura a domicilio extracimiteriale). E quanto lottarono Maria Malgaretto e gli altri sodali perchè Treviso avesse un crematorio? «E’ semplicemente incredibile che un comune cittadino non si veda riconosciuto, a Treviso, un diritto di legge» racconta Paolo Scrufari, una delle figlie di Giuliano, «per fortuna il nostro caro aveva disposto di venir disperso sotto le Tre Cime, altrimenti qui in città non avremmo potuto esaudire le sue volontà. Anche tenerlo a casa avrebbe significato non rispettarne i desideri...In Comune non hanno accettato la sua dichiarazione olografa, con versione stampata e altrettanto firmata, perché secondo loro doveva essere registrata da un notaio: ma la legge non dice questo. Lo considero un arbitrio, così come ritengo scandaloso che mia mamma, a 90 anni suonati, si sia dovuta recare in municipio per firmare una dichiarazione non prevista dalla legge».

Ma l’odissea era solo iniziata: «In attesa delle pratiche per il rito ad Auronzo, c’è stato il problema di tenere l’urna in crematorio, a un certo punto è stata prospettata una tassa giornaliera di custodia. E fino all’ultimo, persino il pomeriggio precedente al rito nelle Dolomiti, abbiamo dovuto scontrarci con difficoltà e ostacoli assolutamente imprevisti, secondo noi infondati e ingiusti», racconta Paola. Che conclude amara: «Vedo tanta sensibilità verso altri diritti civili, credo sia doveroso averne altrettanta per questi altri diritti. Mi appello al sindaco: rimuova subito ogni ostacolo e adegui il comune alla legge. Ad Auronzo abbiamo trovato competenza, disponibilità e sensibilità, così come nell’impresa di onoranze funebri».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso