Le indagini sul delitto di Cornuda: «Interrogate tutti gli uomini di Sofiya»

CORNUDA. Medici, architetti e imprenditori, denaro e sentimenti. Compaiono altri uomini nella complicata vita di Sofiya Melnyk, almeno sei. E ora l’avvocato della famiglia Albanese chiede al pubblico ministero di sentirli tutti per fare luce sul giallo che avvolge il delitto. Alcuni hanno versato soldi sul suo conto, altri posano sorridenti accanto a lei nelle foto di viaggi in barca e cene al ristorante.
Protagonisti più o meno consapevoli della movimentata esistenza della bella ucraina, scomparsa lo scorso 15 novembre, il cui corpo è stato ritrovato in un dirupo sul monte Grappa la vigilia di Natale. Figure maschili che si muovono attorno ad altre relazioni che Sofiya coltivava da molto più tempo. Indubbiamente, Pascal Albanese era il suo punto fermo e la villetta di via Jona la casa in cui convivevano da anni.
Lì Sofiya tornava sempre. Nelle ultime telefonate tra loro, pochi giorni prima del delitto, non ci sono segni di tensione. La coppia è complice e Pascal sembra conoscere perfettamente l’attività di Sofiya, i suoi spostamenti e le sue relazioni. Parlano di un appartamento e di alcuni lavori da fare, ma i due fanno riferimento anche a un terzo uomo che non viene mai citato per nome.
Potrebbe trattarsi di Placido Maugeri, il radiologo di Montebelluna che il sabato prima della scomparsa di Sofiya era andato nella mansarda di via Jona, dove risiedeva la coppia, per vedere dei lavori da fare. Ma al momento si tratta solo di supposizioni. «Pascal mica lo conoscevo come convivente, non c’erano tensioni. Lui mi era stato presentato come un cugino» spiega Maugeri. In una telefonata dell’11 novembre Pascal appare preoccupato perché Sofiya ritarda a chiamarlo, lei gli fa sapere di aver parlato con un uomo dei lavori da fare nel sottotetto. «Abbiamo valutato sì dei lavori al piano superiore nell’attico, c’era anche Sofiya che mi ha invitato a farlo. Ho visto insieme a Pascal alcune soluzioni e poi ci siamo lasciati.
Nessun attrito, né minacce. Io tranne quella chiacchierata non ho fatto nient’altro» aggiunge Maugeri. In ballo sembrano esserci dei lavori di risistemazione di una casa, si fa riferimento a pareti di cartongesso, scolapasta e mobili. Pascal appare complice e scricchiola dunque il movente della gelosia, che in un primo momento aveva inchiodato l’uomo, morto suicida poche settimane dopo la scomparsa della 43enne.
«Non è vero che Pascal era geloso come non è vero che abbia avuto un movente per uccidere la sua compagna. È per questo che non si può e non si deve pensare che siccome Pascal pare essersi suicidato allora tutto è finito e il caso è chiuso. Esiste la concreta possibilità che ci sia in giro un assassino che se la ride», sottolinea Antonio Petroncini, l’avvocato della famiglia Albanese durante la trasmissione Chi l’ha visto?
Possibile che tra le numerose frequentazioni di Sofiya si possa nascondere l’autore del delitto? Nei giorni scorsi, in attesa degli esiti degli esami, i legali degli Albanese hanno fatto presente al pubblico ministero alcune osservazioni: emergerebbe l’esistenza di un vano della villetta di via Jona mai perquisito dai Ris, lo stesso a cui si riferiscono Sofya e Pascal nella telefonata.
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