Lavoro e Liberazione Al supermercato c’è poco da festeggiare

Garantire la possibilità di fare la spesa sempre e comunque: questa la linea sposata dalla maggior parte dei supermercati della Marca. In molti, sia per il weekend del 25 aprile, sia per la festività del primo maggio, saranno aperti. Nonostante le proteste dei sindacati che per anni si sono battuti contro le liberalizzazioni “selvagge”, sembra ormai sdoganata la teoria del “restare aperti a tutti i costi”. Una decisione che prevale un po' dovunque a Treviso e provincia. A cominciare dalla giornata odierna, anniversario della Liberazione.
Eccezion fatta per i negozi del gruppo Coop, che terranno abbassate le serrande anche domani e il primo maggio, quasi tutti i supermercati e gli iper interpellati hanno deciso di puntare sullo shopping del sabato. La motivazione è sempre e solo una: quando crollano i consumi la concorrenza si fa più spietata. Una guerra fino all'ultimo cliente cui nessuno vuole rinunciare.
Oggi. Ecco allora che oggi si potrà fare la spesa dalle 8.30 alle 20 un po' dappertutto. E al Famila di via Sant'Antonino, al Conad di via 4 Novembre e al Leclerc-Conad di Olmi, ci sarà tempo fino alle 20.30.
Domani. Si replica domani con qualche variazione sul tema. Il Cadoro di via Cal di Breda resterà chiuso insieme alla Coop di via Piave, due mosche bianche. L'offerta si differenzia poi tra gli irriducibili dell'apertura domenicale con orario continuato e quelli della mezza giornata. Tra questi ultimi ci sono il Despar di Borgo Cavalli, il Lando sulla Feltrina e l'Alì di Santa Bona.
Primo maggio. Si fa decisamente più frammentata la situazione delle aperture per il primo di maggio: su 12 punti vendita interpellati, un terzo terrà aperto ugualmente nonostante la ricorrenza. Un dato che sembra confermare l'aumento di super e ipermercati trevigiani che non osserveranno la tradizionale Festa dei Lavoratori. Una tattica, a detta di Massimo Marchetti (Uil-Tucs), che poterà in breve tempo anche all'apertura notturna e durante tutte le festività.
I sindacati. «La legge consente di tenere aperto anche di notte se le aziende riescono a organizzarsi, e poi la grande distribuzione spinge per l'apertura tout court», sottolinea il sindacalista, «avanti di questo passo arriveremo gradualmente alla spesa serale e in tutti i giorni dell'anno. Una deriva negativa che si riverserà principalmente sui lavoratori e porterà a un uso massiccio dell'interinale». Ad esprimere contrarietà per la situazione che si è venuta a creare nella Marca anche Tiziana D'Andrea, dipendente ed ex titolare di attività commerciali, in prima linea nella protesta contro le liberalizzazioni portate avanti dai big della distribuzione. «E' una battaglia che ormai si gioca senza alcun pudore, non c'è più rispetto né per le feste religiose figurasi per quelle civili. Nessuno vuole regalare la battuta di cassa all'avversario», denuncia, «il commercio è soffocato perché i lavoratori sono ricattabili, non hanno alcuna tutela, si adeguano per non mettere a rischio un posto di lavoro spesso precario».
Le categorie. Sull'effettiva convenienza delle aperture domenicali l'Ascom-Confcommercio ha appena lanciato un'indagine sul territorio insieme all’Ente Bilaterale. «Abbiamo inviato quattro mila questionari a livello provinciale», annuncia il presidente Renato Salvadori, «si tratta di uno studio demoscopico che va ad interrogare tre categorie: i consumatori, i lavoratori e gli imprenditori per capire consumi, condizioni di lavoro nonché l'effettiva economicità nel tenere aperto la domenica».
Valentina Calzavara
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